Soddisfare il 60-100% del fabbisogno energetico di una serra, a seconda del sistema di riscaldamento in uso, e dimezzare la produzione di anidride carbonica (CO2). E’ l’obiettivo di Voltiris, startup svizzera che, in un momento particolarmente complicato dal punto di vista dell’approvvigionamento delle fonti energetiche, ha deciso di porre fine agli ingenti consumi generati dalla produzione in serra.
Il lancio della soluzione a livello globale è previsto per il 2023, nel frattempo i progetti pilota stanno dando buoni frutti.
Un gioco di specchi
L’impianto si può installare direttamente sotto il tetto della struttura a una distanza che viene stabilita in funzione delle diverse colture. Il resto è demandato a una sorta di gioco di specchi.
I ricercatori sono infatti partiti da una considerazione banale, ma al contempo fondamentale: le piante sopravvivono, crescono e si riproducono solo in presenza di luce solare. Senza di essa non possono infatti avere luogo processi quali la fotosintesi, il fototropismo e il fotoperiodismo. Ma, hanno evidenziato i ricercatori, sono solo alcune le lunghezze d’onda della luce davvero utili a questi processi.
Così, nelle serre di Voltiris sono impiegate delle lenti con filtri rossi e blu che servono per i processi fisiologici delle piante. Altre lenti, questa volta verdi e a infrarossi, servono invece ad alimentare il sistema di celle fotovoltaiche che produce energia.
Il segreto è un sistema ottico
Dall’alto, nelle due serre sperimentali fino a oggi realizzate, pendono sia dei pannelli fotovoltaici, sia degli specchi dicroici (hanno cioè proprietà ottiche particolari, ndr), capaci di produrre diverse cromie a seconda della luce che li attraversa.
Grazie a un sistema ottico pluri-brevettato è poi stata resa possibile l’operatività della serra per tutto il giorno poiché, di fatto, dall’alba al tramonto, la luce solare viene separata in lunghezze d’onda differenti e indirizzata verso le piante e le celle senza che vi siano dispersioni o sprechi.
Quattro-sette anni per l’ammortamento
In termini di efficienza energetica, i conti tornano. Quanto all’aspetto economico, si parte dal presupposto che, per riscaldare una serra di cinque ettari, occorrono circa 1,55 milioni. Per ammortizzare la serra di Voltiris, l’azienda stessa stima che siano necessari tra i quattro e i sette anni, mentre il beneficio ambientale in termini di riduzione delle emissioni è immediato.
Rincari incontenibili
Le serre svizzere sono una buona notizia in un momento in cui, come sottolinea Antonio Tonioni, presidente del settore ortofrutticolo di Confagricoltura Toscana, l’aumento dei costi energetici è fuori controllo.
“Serve fare qualcosa subito, non aspettare le elezioni perché, in questa condizione, le aziende a fine settembre non arrivano – ha denunciato – Il prezzo medio della componente energia pagato nel 2021 era di nove centesimi per Kilowatt/ora, a giugno 2022 è salito a 32-33 centesimi. C’è poi stata un’ulteriore impennata a 70 centesimi. Cifre folli. Parliamo di un rincaro dell’800%, aziende che producono, conservano, confezionano e distribuiscono sono in grave crisi“.
Non è ottimista nemmeno Coldiretti che ha evidenziato come nel sistema agricolo i consumi diretti di energia includano i combustibili per trattori, le serre e i trasporti, mentre tra i consumi indiretti ci sono quelli che derivano da fitosanitari, fertilizzanti e impiego di materiali, per esempio la plastica.
“Si registrano rincari dei costi che vanno dal 170% dei concimi al 90% al 129% del gasolio, fino al 300% delle bollette per pompare l’acqua per l’irrigazione dei raccolti – ha evidenziato Fabiano Porcu, direttore di Coldiretti Cuneo – rischiamo di perdere quegli spazi di autonomia e sovranità alimentare che fino a oggi le imprese agricole sono riuscite a difendere per il bene del Paese”.