Procede regolarmente l’annata 2024 del Pistacchio di Raffadali Dop, in provincia di Agrigento. Ad oggi lo sviluppo vegetativo delle piante non ha presentato particolari problematiche. “Dobbiamo ancora vedere come inciderà il caldo ma, se non si presentano eventi atmosferici imprevisti, dovrebbe essere un’annata tranquilla”, racconta Salvatore Gazziano, direttore del Consorzio di tutela del Pistacchio di Raffadali Dop.
Nel 2023 le aziende aderenti hanno raccolto circa 15mila chili di prodotto. Il fatto che i pistacchieti insistano su un territorio collinare rende più semplice l’intervento dei produttori nelle diverse fasi di coltivazione, cosa che garantisce una maggiore regolarità nella produzione stessa. “Come consorzio – aggiunge Gazziano – portiamo avanti una costante attività di ricerca e di monitoraggio per far fronte al rischio di attacchi fungini e di parassiti collaborando con i nostri produttori, con università e organismi scientifici nella ricerca di tecniche e soluzioni che possano proteggere la pianta e migliorare la produzione. Questa forma di prevenzione e la particolare attenzione in determinate fasi dell’anno permettono di ridurre i rischi”.
Certificati 150 ettari su un potenziale di 500
I pistacchieti attualmente certificati nell’areale di riferimento corrispondono a circa 150 ettari su un potenziale di circa 500 certificabili. Al momento c’è una totale coincidenza fra gli aderenti alla Dop e i soci del consorzio che gode anche dell’erga omnes.
Quella del Pistacchio di Raffadali è una Dop giovanissima, ottenuta nel 2021, a cui ha fatto seguito nel dicembre del 2023 il riconoscimento del relativo Consorzio di tutela. Dai tre produttori presenti nella fase di avvio si è passati ai 15 attuali. Numeri che potrebbero presto variare, in considerazione del fatto che c’è tempo fino al 31 maggio per aderire alla Dop in vista della raccolta 2024, e che c’è fermento sul territorio. Numerosi produttori, infatti, hanno scelto di puntare sul valore del prodotto e gli impianti giovani che entreranno a regime nei prossimi anni.
Un investimento frutto anche dell’interesse riscontrato sul mercato. Oggi il Pistacchio di Raffadali Dop, che per le sue caratteristiche organolettiche si presta bene all’utilizzo in cucina e in pasticceria, trova riscontro sia sul mercato nazionale sia europeo. Ma, secondo quanto riferisce il Consorzio, non mancano ulteriori margini di crescita: “Abbiamo avuto segnali importanti anche dai Paesi extraeuropei e ci stiamo organizzando per fronteggiare le richieste. Abbiamo già svolto diversi incontri”, racconta Gazziano.
Controllo sinonimo di qualità
Quest’anno il prodotto certificato è stato venduto intorno ai 50 euro il chilo. “Il produttore che aderisce alla Dop – sottolinea Gazziano – sceglie di sottoporsi a un regime di controllo che è garanzia di qualità. I nostri prodotti sono tutti tracciati e i consumatori possono verificarlo attraverso un Qr-code che viene rilasciato in fase di confezionamento. Ogni anno il produttore dichiara quanto ha raccolto, a quanto ammonta il prodotto sgusciato e quanto ne è stato commercializzato, quantità coerenti con il massimo consentito per ciascun impianto. Una confezione senza Qr-code non può essere Pistacchio di Raffadali Dop. Purtroppo negli ultimi anni, soprattutto sui trasformati, si è giocato molto sull’uso del termine Sicilia: elemento che lascia margini di incertezza sulla provenienza del prodotto e crea confusione nel mercato. Alla luce di ciò, il consorzio del Pistacchio di Raffadali Dop si sta muovendo insieme ad altre realtà siciliane per ragionare su un possibile intervento normativo con il coinvolgimento delle istituzioni regionali”.
Nel frattempo, ad ulteriore garanzia di autenticità, è in arrivo un’importante novità: da settembre, con la nuova raccolta, il Pistacchio di Raffadali Dop sarà il primo esempio di frutta in guscio in Europa ad avere il passaporto digitale rilasciato dalla Zecca dello Stato.