Frutta a guscio ed essiccata

“La castanicoltura? Dovrebbe essere in mano a professionisti”

Salvatore Dell’Angelo riflette sulla campagna 2023 e illustra i problemi sul prezzo che possono ripresentarsi ogni anno

La castanicoltura è cosa per professionisti. Altrimenti, si rischia di danneggiare il mercato – quindi un intero comparto – e  pure i castagneti.

A dirlo a myfruit.it è Salvatore Dell’Angelo, il quale nell’azienda di Montella (Avellino) che porta il suo nome conduce un castagneto di oltre 20 ettari.

Per quanto riguarda l’andamento della campagna 2023, Dell’Angelo rileva: “Siamo in netto ritardo rispetto alla norma, a causa sia del maltempo dello scorso giugno, sia della successiva siccità. Anziché iniziare tra il 5 e il 6 ottobre, abbiamo infatti cominciato a raccogliere solo questa settimana. Ci sono stati poi alcuni problemi con la fioritura e l’allegagione, che nella nostra zona hanno portato anche a notevoli cali produttivi, stimabili attorno al 60% in meno”.

Lo stesso Dell’Angelo, però, rappresenta anche una eccezione. “Contrariamente a quanto succede troppo spesso – spiega – il castagneto andrebbe curato tutto l’anno. La manutenzione regolare può essere infatti molto utile per affrontare annate del genere, tanto che la produttività del mio appezzamento è oggi al 90-95%. Merito, appunto, di interventi che svolgo quotidianamente già da dopo la raccolta e per tutto il resto dell’anno, fino alla stagione successiva. Ad esempio, quest’anno per favorire l’allegagione ho utilizzato il boro con risultati molto soddisfacenti”.

La castanicoltura, insomma, va trattata in modo professionale, e così dovrebbe avvenire anche nella fase successiva – quella della commercializzazione – per evitare di drogare il mercato con quotazioni che non hanno alcuna rispondenza con la realtà.

Conclude Salvatore Dell’Angelo: “In questo periodo ci sono diversi intermediari che stanno facendo la spola da una località all’altra per accaparrarsi piccole partite di prodotto ottenute in miinuscoli appezzamenti. Tutto ciò provoca turbative sul prezzo, perché l’acquirente in questo caso propone listini molto bassi al produttore, il quale a sua volta accetta per disfarsi del prodotto e incassare subito qualche soldo. In questo modo, l’intermediario arriva ad accumulare un certo quantitativo sul quale ha sì una buona marginalità, ma con livelli qualitativi molto eterogenei e, soprattutto, danneggiando chi fa castanicoltura in modo professionale”.

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