Prodotti

A Mazzarrone il buon ritorno dell’Italia

Gianni Raniolo, presidente del Consorzio, promuove la stagione: “Meno prodotto ma ottima qualità con profumi che si erano dimenticati”

Si è sofferto l’anno scorso nei vigneti di Mazzarrone (Catania) in Sicilia, come pure in Puglia dove era un continuo di proteste e mobilitazioni, ma è acqua passata.

Quest’anno nonostante i problemi climatici che hanno ridotto la produzione i produttori di uva da tavola hanno ottenuto un’ottima qualità. Le vendite sono andate e stanno andando bene con quotazioni soddisfacenti come conferma Gianni Raniolo, presidente del Consorzio di tutela dell’uva da tavola di Mazzarrone Igp.

Sarà una stagione corta

E’ andata bene, ma è mancata la quantità. E la stagione si annuncia corta: “Si andrà avanti fino a fine ottobre, massimo si arriverà alla prima settimana di novembre almeno come prodotto fresco, poi c’è chi conserva nelle celle e prolunga la stagione”. Il dato chiaro e certo è una minore produzione: “Nelle piante è mancato un peso del  30-40% ma si è generata una produzione di miglior qualità con un bouquet unico,  qualità negli zuccheri e con profumi che si erano dimenticati”.

Un bilancio positivo: “Si è partiti con le problematiche legate al clima, finite a partire dal 10 giugno. C’è stato uno scorrimento veloce nelle vendite, non ci sono stati periodi di fermo ma sempre un livello commerciale costante. Il prezzo in campagna è aumentato del 20/30% . Si è arrivati  a 1/1.20 euro, quasi il doppio rispetto alla stagione scorsa”.

Quotazioni, ma senza dimenticare la minore produzione, che “hanno fatto ripartire  l’ottimismo e portato a  rivalutare anche l’Italia. Con minore quantità si è ottenuta maggiore qualità anche per l’uva con i semi”.  Sul punto c’è da ricordare che a Mazzarrone oltre a puntare alle varietà senza semi è in atto da qualche anno un rinnovamento dei vigneti che ha garantito risultati positivi. Raniolo visti gli esiti conclude:  “Quando l’uva è buona e buona anche con i semi“. Va bene la tradizione ma  Mazzarrone si continua a investire sulle varietà senza semi e su nuovi prodotti, anche se antichissimi, come l’uvetta.

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