Produzione in calo del 70% ma elevata qualità gustativa per la Pera dell’Emilia Romagna Igp. Una delle eccellenze dell’agricoltura italiana che nonostante gli eventi climatici avversi di questi ultimi mesi sarà a disposizione degli amanti di un frutto dalle eccezionali caratteristiche nutrizionali e dal bouquet inconfondibile.
Come spiega a myfruit.it Mauro Grossi, presidente del consorzio Pera dell’Emilia Romagna Igp, è necessario il sostegno pubblico per ridurre l’impatto dei cambiamenti climatici.
I cambiamenti climatici nel 2023 hanno avuto conseguenze dirette sulla vostra produzione, in particolare l’alluvione, senza dimenticare l’estate prolungata a ottobre che ha colpito duramente le aziende. Si può trarre un bilancio di quello che è successo quest’anno? E quali le prospettive di recupero?
L’annata è stata la peggiore a memoria d’uomo. A partire dalle gelate di aprile, per passare attraverso l’alluvione e all’alternanza di siccità e grandinate questa estate. La produzione in Emilia Romagna si è ridotta del 70% rispetto all’anno scorso, annata a sua volta al di sotto della media, e di conseguenza si ridurrà la produzione utilizzabile come Igp. La strategia di recupero è basata sulla selezione dei canali commerciali più importanti, l’Italia in primis, e sulla cernita del prodotto di migliori caratteristiche per la valorizzazione come Igp. L’obiettivo è arrivare a 10mila tonnellate brandizzate da veicolare attraverso i migliori clienti con un piano di comunicazione ad hoc.
Il consumatore avrà difficoltà nel trovare in commercio le pere del Consorzio?
Con un terzo della produzione rispetto all’anno scorso non sarà una passeggiata, ma la rete dei distributori copre tutto il territorio nazionale e il piano di comunicazione coordinato con la distribuzione aiuterà allo scopo. Un piccolo sforzo di ricerca sarà ricompensato con un prodotto che, quest’anno, avrà elevata qualità gustativa. Merito del contenuto zuccherino, grazie all’estate calda e prolungata.
Quali sono gli interventi per implementare la sostenibilità in campo e ridurre gli effetti negativi di un clima sempre più imprevedibile e meno gestibile? Esiste un piano di lavoro che coinvolge tutti gli attori della filiera in questa direzione?
La nostra Aop di riferimento, UNAPera, ha avviato sin dalla sua costituzione un piano di rilancio della pericoltura emiliano-romagnola che parte dai portainnesti, per passare attraverso nuove varietà e il miglioramento delle esistenti, fino ad arrivare a innovativi strumenti di difesa attiva e passiva.
Oggi cominciamo a vedere i primi risultati della sperimentazione ma è evidente che, senza un aiuto pubblico consistente, che passi da ristori per le perdite subite e provvidenze per l’ammodernamento dei frutteti, non si va da nessuna parte. I pericoltori, dopo le batoste di questi anni, da soli non hanno la forza di investire 100mila euro a ettaro per portare antibrina, antigrandine e antinsetto, oltre all’irrigazione a goccia in tutti gli impianti. Ma senza questi, non c’è futuro.
Salvare e soprattutto rilanciare il comparto ha un significato economico o anche sociale, ecologico e culturale?
Chiediamo un intervento pubblico consistente proprio per il valore economico e sociale della pericoltura in Emilia Romagna. Il pero è ancora la specie regina e, in un’annata media, rappresenta il 35% della Plv frutticola regionale, dando reddito a quasi cinquemila aziende agricole e lavoro in modo continuativo a oltre 15mila addetti. La pera è legata a doppio filo con la storia e la tradizione culinaria di questa regione ed è un vanto dell’Italia riconosciuto a livello internazionale.
Perché il consumatore deve scegliere la Pera dell’Emilia Romagna Igp?
Al di là delle caratteristiche nutrizionali eccezionali, che contraddistinguono tutte le pere, per l’elevata quantità di fruttosio e l’elevato apporto di fibra solo per fare due esempi. La pera è un frutto gourmand per il suo bouquet inconfondibile che trova massima espressione proprio nella pera dell’Emilia Romagna Igp, poiché cresce in un territorio vocato alla coltura, sapientemente valorizzato da produttori esperti e appassionati. Non sarà un caso se l’Emilia Romagna è la regione con il più alto numero di Dop e Igp.
Può spiegare il valore aggiunto della certificazione Igp rispetto a un prodotto senza questo riconoscimento? Qual è la differenza?
Prima di tutto la limitazione del territorio di coltivazione in parte delle cinque province dove la vocazione produttiva si esprime ai massimi livelli; poi un disciplinare di produzione che esalta le caratteristiche del prodotto, da una parte, ma seleziona solo la “crema” per dare la massima soddisfazione al consumatore. Infine, un piano di controlli da ente terzo accreditato dal ministero dell’Agricoltura che tutelano il consumatore che può essere certo che, quando compra un prodotto con il bollino Igp, sono stati rispettati tutti i requisiti distintivi del prodotto.