580 delegati da 50 paesi diversi, 48 relatori, 37 aziende espositrici. Sono solo alcuni dei numeri, in continua crescita, del Global Berry Congress di Rotterdam, ormai un appuntamento annuale imperdibile per tutta la filiera internazionale dei piccoli frutti, organizzato come sempre da Eurofruit, testata di Fruitnet Media International.
E quest’anno, va sottolineato, la presenza italiana è stata sicuramente importante, con 7 aziende fra gli espositori (Arrigoni, Carton Pack, CIV, Infia, Pigo, Retilplast e Unitec), queste ultime due anche sponsor dell’evento) e quattro speaker che hanno acceso i riflettori sull’Italia dei berries con gli interventi di Jessica Andreotti per Sant’Orsola, Thomas Drahorad per NCX Drahorad, Carlo Lingua per RK Growers e Milena Poledica per Arrigoni.
Un settore in salute
È un quadro decisamente positivo quello emerso durante i lavori congressuali di Rotterdam, tanto da apparire sicuramente tra quelli più in salute all’interno del mondo ortofrutticolo a livello mondiale. E la seconda notizia positiva, quanto meno per chi si occupa di berries, è che ci sono ancora ampi margini di crescita. I consumi di berries, infatti, sono spinti da un lato dal loro intrinseche caratteristiche nutrizionali, caratteristiche che oggi sono sempre più cercate ed amate da moltissimi consumatori un po’ in tutto il mondo, dall’altro dalle politiche di marketing delle aziende produttrici e distributrici, che insieme alle insegne della distribuzione organizzata stanno dedicando sempre più spazio ai piccoli frutti all’interno dei propri punti vendita.
Obiettivo Cina
Fra i Paesi che si stanno muovendo di più in termini di produzione ci sono Serbia e Marocco, nazione quest’ultima che esporta in 41 paesi con il 90% della produzione diretta in Europa. Si confermano molto avanzati sia in termini qualitativi che quantitativi gli Stati Uniti, il Cile e il Messico che, secondo José Luis Bustamante di Aneberries si candida a servire nicchie di mercato premium sia in Asia che in Europa. A proposito di Asia, la Cina è anche in questo caso un Paese osservato speciale, dove secondo gli analisti ci sono le maggiori opportunità di business dovute, principalmente, alla crescita esponenziale della classe media che ha una capacità di acquisto medio-alta.
Tecnologia al servizio della sostenibilità
E non è un caso se l’interesse verso i berries arrivi anche dalle aziende che operano nel settore della tecnologia: da chi si occupa, in campo, di protezione delle coltivazioni, a chi della loro selezione, dalle aziende che offrono packaging sempre più sostenibili a livello ambientale a chi fornisce sistemi per la disidratazione di questi piccoli frutti.
La sostenibilità è stato certamente, e non poteva essere probabilmente diversamente, uno dei filoni principali del congresso di quest’anno, ma si è parlato anche delle prospettive di crescita alla luce dei nuovi target di consumatori, a partire dai quei millennials che, ad esempio, secondo Amy Lance di Berry Gardens saranno sempre più disposti a pagare un premium price per prodotti salutari, come lo sono appunto i berries. Ovviamente, tra i temi analizzati anche la Brexit e l’incertezza ad essa collegata, che sta avvolgendo anche il settore dei berries sia in termini di import-export che occupazionali.
Sempre più spazio nel retail
Il congresso si è concluso nella giornata di mercoledì 27 marzo con tre diversi study tours, attraverso i quali i delegati hanno potuto visitare centri logistici, produttori e retailer del calibro di Albert Hein e Jumbo, che nei Paesi Bassi posseggono il 50% delle quote di mercato e dedicano particolare attenzione, ad esempio, ai mirtilli con 5 varietà differenti, inclusa la gamma dei congelati. Un’altra insegna che i delegati hanno visitato con particolare attenzione e che ha un format completamente differente dagli altri è stata Goudreinet, che conta con una rete di 50 dettaglianti specializzati in frutta e verdura dislocata in tutto il Paese.
Il Global Berry Congress tornerà nel 2020, dal 30 marzo al 1 aprile, al World Trade Center di Rotterdam.