Se il 2018, per l’export dell’ortofrutta, sarà archiviato come un anno da dimenticare, nel suo complesso anche il sistema agroalimentare italiano non fa segnare performance particolarmente eclatanti. Come emerge, infatti, dall’ultimo report pubblicato da Ismea, sebbene l’export italiano abbia fatto segnare un altro record arrivando a 41,8 miliardi di euro, questa volta, dopo anni particolarmente entusiasmanti, “la performance dello scorso anno è risultata la più modesta” dell’ultimo decennio, crescendo solo dell’1,2%.
Nell’analisi dei paesi di sbocco dei nostri prodotti agroalimentari Ismea sottolinea come le mete europee – le principali poiché rappresentano il 65% del valore complessivo, per circa 27,3 miliardi – abbiano fatto registrare tassi positivi (in crescita le esportazioni verso Polonia, Paesi Bassi, Francia, in calo quelle verso Spagna e Austria), siano invece state meno dinamiche quelle verso i paesi extra-Ue, crescendo solo dell’1%, con un giro di affari di 14,5 miliardi: tra i paese che hanno importato meno sicuramente il Giappone che dopo il boom del 2017 è invece sceso del 16%.
Il report ovviamente sottolinea i dati negativi registrati dal comparto ortofrutticolo, sia fresca che trasformata, “per una minore offerta nazionale di mele e kiwi”, che si sommano a quelli “di oli e grassi, da imputare essenzialmente a una frenata dei prezzi, di animali e carni e di colture industriali”.
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