Via ai controlli stretti sui camion in arrivo dal Messico, va a rilento l’ingresso in Texas e la frutta marcisce. Gli effetti perversi dell’azione sociale direbbe a commento il sociologo Raymond Boudon. La necessità di frenare l’immigrazione, compresa la tratta di esseri umani, e il contrabbando tra le due frontiere ha creato un altro problema e danni economici. Fino al punto di far innestare la retromarcia. Una scelta fallimentare.
Gli effetti si sono fatti sentire subito come si legge nella testata Transport Topic: appena quattro giorni dopo che il Dipartimento della pubblica sicurezza del Texas ha dato il via al programma per ispezionare tutto il traffico commerciale i camionisti messicani hanno organizzato la protesta. Si è interrotto tutto il traffico in entrata e in uscita dal Messico nei pressi del ponte Pharr-Reynosa.
Un blocco che costa a 7 milioni di dollari
La politica di ispezione dei camion, imposta dal governatore del Texas Greg Abbott, ha allungato i tempi, si parla di giorni, per i veicoli commerciali. Secondo le prime stime l’interruzione del traffico è costata fino a 7 milioni di dollari al giorno. Una frontiera ricca di scambi. Qui passano i flussi di import più importanti per i prodotti freschi, una quantità enorme di frutta, verdura e carne andata a male. Soprattutto, secondo quanto riportato dalla stampa locale, perché finiva il carburante che mantiene in funzione i frigo dei camion.
“Gli autisti sono stati seduti in fila da 14, 16, fino a 36 ore sul ponte o appena fuori dal ponte in Messico”, ha detto a Transport Topic Polo Chow, imprenditore nel campo dell’autotrasporto sia negli Stati Uniti che in Messico . In altri termini sono rimasti ostaggio di una politica di controllo troppo stretta che ha portato al deperimento della merce e all’aumento del prezzo cibo.
Logistica e inflazione negli Usa
Le ispezioni alle frontiere hanno messo in evidenza la particolare situazione dell’economia Usa: “Arrivano in un momento in cui le catene di approvvigionamento statunitensi sono già intasate – si legge nella rivista americana -. L’impennata della domanda da parte dei clienti, una ripresa sorprendentemente rapida dalla recessione del coronavirus del 2020, ha colto di sorpresa le aziende e ha portato a colli di bottiglia nelle fabbriche, nei porti e negli scali merci. Ha anche spinto al rialzo i prezzi, contribuendo all’inflazione più alta degli ultimi 40 anni“.
La situazione è ben diversa da quella vissuta in alcune regionali meridionali italiane nelle settimane scorse, anche se il risultato finale è simile. Tanti prodotti anche in Italia sono andati a male perché si è interrotto il flusso di trasporto delle merci. Milioni persi a Vittoria e in Sardegna.