Tensione alle stelle e blocchi continui nelle piattaforme logistiche della Cooperativa LGD, braccio logistico di Brivio&Viganò, nonché magazzino di Unes. Nei siti di Truccazzano, Vimodrone e Pozzuolo Martesana (Milano), secondo quanto rilasciato oggi da una nota ufficiale della cooperativa, i veicoli non possono entrare e nemmeno uscire: sono tenuti in ostaggio dai lavoratori Si Cobas che protestano per quelli che definiscono “licenziamenti immotivati”. Dal canto suo LGD fa notare che il perpetuarsi dei picchetti e delle proteste porterà a risvolti drammatici: è a rischio la tenuta dell’azienda e dunque sono in pericolo i 1.200 lavoratori che ne fanno parte.
Ma, prima di entrare nel merito di quanto accaduto nelle ultime ore, meglio ricostruire la vicenda partendo dalla causa scatenante e cioè da quando, qualche mese fa, i Si Cobas annunciarono un primo sciopero per via di “irregolarità di ogni genere nelle buste paga”.
“Ancora non comprendiamo i reali motivi di questi blocchi illegittimi – ha sintetizzato oggi Daniele Romano, responsabile delle relazioni industriali di LGD – Gli errori di ogni genere, dai quali sarebbe scaturita la protesta iniziale, riguardano due episodi di incomprensioni di lettura delle buste paga da parte di due lavoratori. Ma, nel concreto, non c’è stata nessuna causa scatenante e non ci sono nemmeno errori certificati. La situazione è strana: abbiamo cercato a lungo linee di dialogo con Si Cobas, ma non sembra ci sia la volontà del sindacato di trovarle“.
I 18 blocchi e i 40 licenziamenti
Sulla base delle presunte irregolarità in busta paga, a partire da agosto un gruppo di lavoratori appartenenti al sindacato Si Cobas ha bloccato per 18 volte le piattaforme logistiche di Truccazzano, Vimodrone e Pozzuolo Martesana, non permettendo l’entrata e l’uscita di veicoli, merci e persone e, di conseguenza, compromettendo la regolarità delle operazioni commerciali.
In conseguenza a tali blocchi, qualche giorno fa LGD aveva diffuso un comunicato in cui diceva di essere stata costretta al licenziamento di 40 lavoratori come “conseguenza alle azioni illecite che da mesi impediscono le attività delle piattaforme”.
Non si era fatta attendere la risposta di Cobas, che aveva attaccato non solo i licenziamenti, ma anche il metodo della loro comunicazione: secondo il sindacato i lavoratori avrebbero appreso la notizia a mezzo stampa: “Un atteggiamento di chi vuole mettere le mani avanti per non essere colto in fallo”, avevano commentato.
Sono quindi continuate le proteste, con il sindacato che chiedeva la reintegrazione di coloro che hanno perso il posto di lavoro: “LGD – aveva replicato la sigla sindacale dopo l’annuncio dei licenziamenti – nelle ultime due settimane ha finto di trattare con il Sì Cobas in una mediazione della prefettura, per il rientro dei lavoratori, ma alla fine ha posto la condizione inaccettabile che si auto-accusassero di avere inferto danni sproporzionati all’azienda per poi poterli denunciare e chiedere loro i danni”.
LGD chiede l’intervento delle istituzioni
Oggi, con un’altra nota ufficiale, LGD ha dichiarato che, se l’assedio non si placherà in tempi brevissimi, sarà messo a serio rischio il posto di lavoro dei 1.200 dipendenti della cooperativa. L’azienda ha pertanto auspicato il rapido intervento delle istituzioni: “I licenziamenti per giusta causa sono la conseguenza naturale delle 18 azioni illecite di blocco, che da agosto impediscono le attività delle piattaforme e mettono a rischio la tenuta dell’azienda – si legge nella nota – Il forte impegno della prefettura e la disponibilità dell’azienda a numerosi incontri non sono bastati a trovare una soluzione. Le manifestazioni, spesso violente, pongono LGD di fronte al concreto rischio di sopravvivenza economica”.
“Anche a valle degli incontri auspicati dalla prefettura, non sono assolutamente chiari i motivi della violenza delle azioni poste in essere, sfociate anche in un’aggressione fisica nei confronti di un dipendente che si recava al lavoro nel sito di Pozzuolo Martesana – ha dichiarato Giuseppe Ghezzi, presidente della Cooperativa – Circa il 70% delle nostre risorse è iscritta a un’organizzazione sindacale, con le quali collaboriamo quotidianamente. Non abbiamo mai chiuso le porte a nessuno e abbiamo sempre cercato il dialogo. Chiediamo alle istituzioni di intervenire rapidamente, a tutela dei lavoratori e delle loro famiglie”.
Non è difficile ipotizzare che non tarderà una nuova azione o replica di Si Cobas.