In sintesi

Ri.Nova e Apofruit insieme per una mela top quality

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Autore Redazione

Il progetto Nadine, che vede al centro la varietà Candine, si presenta con frutti croccanti, resistenti e adatti al biologico

Si chiama Nadine e ha un obiettivo chiaro: sostenere lo sviluppo di una mela top per resistenza, qualità e capacità di attrarre il consumatore attraverso innovazioni scientifiche e tecnologiche lungo tutta la filiera, dal campo fino allo scaffale. Elevare la qualità dei frutti, produrre meglio, risparmiando acqua e in modo più sostenibile, anche economicamente: è questo l’ambizioso progetto di Ri.Nova, ente di ricerca di Cesena specializzato nella ricerca in ambito agroalimentare, in collaborazione con Apofruit Italia. Al centro, la mela Candine, una varietà club di alta gamma frutto della collaborazione tra Apofruit, il consorzio francese Blue Whale e il costitutore Agro Selection Fruits (gestita in esclusiva per l’Italia da Apofruit), che presenta caratteristiche dal grande potenziale.

“Candine è una varietà resistente ad alcune malattie, come la ticchiolatura, particolarmente problematiche per i produttori di mele – spiega Daniele Missere, responsabile settore frutticolo di Ri.Nova – ed è quindi adatta alla coltivazione biologica e si distingue per l’elevata resa produttiva. Caratterizzata dall’iconica buccia rossa e dalla polpa croccante, grazie anche all’elevata conservabilità e shelf life, Candine ha le carte in regola per essere una mela vincente. Non mancano, naturalmente, le criticità da affrontare, in primis sul fronte della conservazione post-raccolta dove va affrontato il rischio di manifestazione della butteratura amara, una fitopatia, purtroppo, molto diffusa. Il suo elevato potenziale produttivo e qualitativo in ogni caso è indubbio. E va valorizzato. Per riuscirci, trattandosi di una varietà di melo introdotta nel sistema produttivo da pochi anni, c’è bisogno di un’adeguata ricerca e sperimentazione finalizzata a definire le migliori condizioni in termini di gestione degli impianti, tecnica colturale, raccolta, conservazione e commercializzazione, Il frutto è ottimale: tocca alla ricerca costruirgli una “casa” ideale perché possa esprimere il suo pieno potenziale”.

250 ettari entro il 2026

Alberto Grassi, direttore Innovazione e sviluppo ortofrutta di Apofruit, aggiunge: “Sono circa 60 le aziende agricole socie di Apofruit che aderiscono al progetto di coltivazione della mela Candine. Attualmente sono circa 120 gli ettari coltivati con questa nuova varietà, che dovrebbero diventare almeno 250 entro il 2026, di cui circa il 30% coltivati con metodo biologico. Alle aree di produzione dell’Emilia-Romagna si aggiunge la provincia di Trento le cui produzioni vengono conservate, lavorate e confezionate in Emilia-Romagna, per le aziende “associate” e l’area produttiva del Piemonte che viene gestita direttamente in loco grazie alla partnership con la società Gullino”. Poi sottolinea: “Candine è una cultivar che offre un ulteriore vantaggio: può infatti essere consumata sia immediatamente già al momento della raccolta, sia conservata a lungo, più a lungo anche rispetto alla varietà Fuji con cui si confronta. La sua aromaticità e le sue peculiarità, unite alla bassissima acidità, la rendono appetibile per diversi mercati, dall’Europa mediterranea a tutto il Middle East. Per farla apprezzare al meglio, nel progetto di valorizzazione che stiamo portando avanti per questa mela, sono previste anche attività in-store per dare la possibilità ai consumatori di provarla e degustarla in tutta la sua freschezza”.

I punti chiave del progetto Nadine

Produrre in modo conveniente, razionalizzare l’uso di acqua e di fertilizzanti, evitare l’insorgenza di fitopatie nella fase di magazzino: “Il progetto Nadine affronta aspetti diversi – prosegue Missere – Sul fronte della produzione il progetto verificherà la gestione del carico di frutti sulla pianta tramite diradamento meccanico e l’efficacia dell’allevamento Guyot. Tale metodo, rispetto al classico allevamento a fusetto, prevede piante ad altezza ridotta che rendono molto più semplice l’utilizzo delle tecniche della frutticoltura di precisione, la potatura meccanica e le operazioni di difesa fitosanitaria anche in prossimità di strade, corsi d’acqua e abitazioni. Anche nella produzione convenzionale, dunque, l’obiettivo è quello di riuscire ad avere meleti che richiedano meno chimica, ma utilizzata con grande precisione, e che permettano di ridurre i costi di produzione, manodopera sempre più difficile da reperire inclusa“.

Riflettori puntati anche sul fronte del risparmio idrico: “Il progetto prevede lo studio dei risultati derivanti dall’utilizzo del Dss Bluleaf, una piattaforma tecnologica per l’agricoltura digitale che supporta le imprese nella riduzione degli apporti in termini di acqua e fertilizzanti. Con Nadine sperimenteremo anche i trattamenti in campo a base di calcio per prevenire la “butteratura amara”, utili sia per garantire un buono standard qualitativo che per prevenire alcune fitopatie nella fase di post-raccolta che sarà oggetto di uno studio specifico. Infine sono previsti test di mercato presso la Gdo al fine di definire le migliori azioni promozionali nei confronti dei potenziali acquirenti. Dal campo allo scaffale dunque, Nadine è al lavoro per una mela Candine che sia sempre di più ‘top quality’, per il produttore, per la Gdo, per il consumatore”.

Fonte: Ri.Nova

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