E’ ancora critica la situazione del trasporto marittimo internazionale per via del conflitto bellico a Gaza. Oggi 18 gennaio la giornata si è aperta con la notizia del terzo attacco della settimana contro mercantili da parte degli Houthi. Si tratta dell’ennesimo delle ultime settimane: le conseguenze sulla logistica dell’ortofrutta iniziano a essere evidenti.
Addio Mar Rosso
E’ infatti in crescita il numero delle compagnie marittime che hanno deciso di evitare il Mar Rosso, e quindi il transito nel Canale di Suez, dirottando le navi verso Buona Speranza.
Anche perché alcune compagnie di assicurazione hanno dichiarato, ieri 17 gennaio, di non assicurare più contro il rischio di guerra le navi statunitensi, britanniche e israeliane che viaggiano nel Mar Rosso.
I porti italiani soffrono
Ne consegue anche la crisi dei porti italiani, che cominciano a subire la deviazione delle portacontainer dalla rotta di Suez a quella di Buona Speranza. Secondo gli esperti, attraverso il Canale di Suez transita circa il 40% dell’import-export italiano, il che significa che buona parte della merce raggiungerà in ritardo i porti italiani.
In particolare soffrono i porti del Mediterraneo orientale e, in Italia, quelli adriatici, perché più lontani da Gibilterra. Non arrivano navi a Trieste e a Genova, tanto che Trasportounito Liguria, ha fatto sapere che le imprese di autotrasporto starebbero valutando la cassa integrazione per gli autisti che operano allo scalo.
A rischio mele e prezzi, kiwi salvi
“C’è già un effetto negativo sulle nostre esportazioni e un incremento dei costi nell’utilizzo dei container e dei noli per tutte le tratte – ha commentato Cristian Maretti, presidente di Legacoop Agroalimentare – Ci arrivano segnalazioni continue dalle nostre cooperative per il blocco e per il rischio attacchi che corrono nel Mar Rosso le navi container con le nostre merci. A risentirne sono anche le rotte atlantiche perché l’allungamento dei percorsi da Capo di Buona Speranza impegna per 15 giorni in più i mezzi disponibili a causa di una nuova strozzatura dell’offerta”.
Costi e speculazioni a parte, a essere in difficoltà sono in particolare le merci fresche. “Per il settore agroalimentare, infatti, c’è il tema dei tempi di shelf-life dei prodotti freschi che non consentono di allungare di 15-20 giorni il tragitto – ha rilevato Maretti – Fortunatamente questo problema si è originato dopo che importanti prodotti, per esempio il kiwi, erano già passati, mentre per le mele siamo ancora a metà delle esportazioni. Naturalmente in un settore dominato dalle stagionalità delle produzioni, la quantificazione dei danni dipenderà dalla durata del blocco”.
“Se i prodotti non vengono esportati – ha aggiunto – il rischio è quello di ingolfare il mercato italiano ed europeo con effetti drammatici sui prezzi che crolleranno”.
“La crisi nel canale di Suez è preoccupante anche per l’agricoltura toscana – ha concordato Marco Neri, presidente di Confagricoltura Toscana – Alcuni dei nostri prodotti di frutticoltura destinati all’export che passano da Suez hanno una conservazione lunga, ma non lunghissima. Ora i mercantili devono fare il periplo dell’Africa per evitare possibili assalti, raddoppiando i tempi di consegna. Certi prodotti però non possono stare su una nave per più di 20 giorni”.
Gli attacchi degli Houthi contro le navi nel Mar Rosso e l’escalation degli scontri di queste ore stanno preoccupando anche i produttori di ortofrutta scaligeri: l’allungamento delle rotte marittime tra Oriente e Occidente ha portato ad aumenti del costo dei trasporti marittimi a fronte del prolungamento di circa due settimane dei tempi di percorrenza.
“Stiamo riscontrando un aumento concreto di sei-sette centesimi per ogni chilogrammo di merce trasportata – ha riferito Stefano Faedo, presidente dell’Associazione ortofrutta veneta e presidente di Uecoop Veneto – I costi dei trasporti con container avevano appena iniziato a stabilizzarsi dopo gli aumenti dovuti alle ormai note problematiche legate all’innalzamento dei prezzi delle materie prime. Ora dobbiamo fare i conti con quest’altra emergenza”.
Le destinazioni interessate sono quelle asiatiche, verso le quali l’Italia ha esportato oltre 217 milioni di chili di frutta, di cui oltre 182 milioni di chili mele, con principali destinazioni l’Arabia Saudita (oltre 66 milioni di chili), l’India (oltre 51 milioni) e gli Emirati Arabi (oltre 15 milioni), secondo elaborazioni Coldiretti su dati Istat nel 2022.
“Per portare le nostre mele in India attraverso Suez il tempo impiegato era di circa 28 giorni e ora, dovendo circumnavigare il continente africano, arriviamo a più di 40 giorni – ha continuato Faedo – L’allungamento dei tempi potrebbe creare problemi di conservazione del prodotto fresco. Se non riusciamo a garantire la consegna e soprattutto la qualità delle nostre produzioni, rischiamo seriamente di perdere fette importanti di mercato che sarebbero poi difficili da recuperare”.
“Ci auguriamo che in questo contesto storico francamente preoccupante – ha concluso Alex Vantini, presidente di Coldiretti Verona – l’Unione europea trovi soluzioni efficaci e immediate perché le dinamiche aggressive e bellicose che sembrano purtroppo prevalere non indeboliscano in alcun modo un comparto come quello della nostra ortofrutta che non ha certo bisogno di altri attacchi”.