In uno scenario già di per sé incerto per via della crisi del Mar Rosso, un allarme circa il possibile aumento dei costi della movimentazione delle merci arriva da Spediporto.
“La carenza di personale nei porti liguri adibito a controlli e analisi – spiega – con appena tre funzionari che devono coprire gli scali di Genova, Savona e Vado Ligure, rischia di provocare pesanti conseguenze in termini di extra-costi per le aziende e, a cascata, per i consumatori, oltre a rischi per la salute pubblica. Occorre un rafforzamento degli organici veterinari nei porti di Genova e Vado Ligure”.
La situazione è critica
“I dati che ci forniscono le nostre aziende associate – precisa Spediporto – sono a dir poco imbarazzanti. I tempi medi di refertazione sono di circa 15 giorni, ma per alcune merci si può arrivare anche a 25 giorni, con un aumento generalizzato rispetto al 2022 e sofferenze particolari per il porto di Savona e Vado Ligure. E’ evidente come questi ritardi aumentino i costi: per fare un esempio, da gennaio a novembre 2023, il terminal Reefer di Vado Ligure ha movimentato 47.457 container (con 228mila tonnellate di frutta) mentre nel bacino portuale di Genova i contenitori sottoposti a controlli sanitari sono stati oltre 250mila. Il costo medio giornaliero per la sosta di un container è di 170 euro, dunque un vero e proprio salasso per gli importatori che finisce, poi, per pesare sulle tasche dei consumatori”.
“Proprio per la materia specifica dei controlli e per la loro importanza – prosegue Spediporto – Genova e Savona meritano di avere una linea analitica dedicata, in grado di fornire risposte in tempi rapidi alle necessità legate ai traffici portuali dei due scali. E’ assurdo delegare un ruolo strategico come questo soltanto ai laboratori Izs (Istituto zooprofilattico sperimentale) sparsi in tutta Italia”.
“Faremo pressing sui soggetti che a vario titolo possono intervenire, per modificare una situazione davvero pericolosa – conclude Spediporto – Oltre all’impegno della politica regionale, anche Fedespedi e Confetra hanno sollecitato un incontro con il ministero per trovare una soluzione idonea per i porti liguri. Peraltro non stiamo parlando tanto del cosiddetto rischio di impresa, ma di costi finali maggiorati per le famiglie e anche di sicurezza alimentare. Va sottolineato come fare buona sanità voglia dire tante cose, compreso effettuare controlli adeguati e rapidi dei cibi che, poi, finiscono sulle nostre tavole fin dal loro arrivo nei porti regionali”.