Momento complesso per il comparto della Mandorla d’Avola, una delle tante eccellenze italiane per la frutta in guscio. Da una parte, infatti, il prodotto continua a essere di ottima qualità mentre, dall’altra parte, c’è il problema di gestire i quantitativi rimasti dalle precedenti annate, quando – causa chiusure da Covid e invasione di prodotto estero – il comparto della confetteria è andato in crisi cpon conseguente crollo dei prezzi. Non bastasse, stentano a decollare i progetti, pur finanziati sulla carta, per fare rete e svolgere azioni di marketing.
Su tutto fa il punto della situazione Corrado Bellia, direttore del Consorzio Mandorla d’Avola: “Per quanto riguarda la nuova campagna, abbiamo avuto in generale una buona produzione, con calibri però inferiori alla norma per via della siccità. Tuttavia, a causa delle giacenze 2020 e 2021, con la crisi del settore della confetteria, un grande problema è rappresentato dai prezzi, che sono decisamente crollati. Dai 2,20/2,30 euro il chilo in guscio, siamo passati a 1,50 euro il chilo. Una quotazione inaccettabile, insomma. Ma non solo: ci sono confetterie che, in epoca post-covid, non si sono più rivolte a fornitori di Mandorla d’Avola, il prodotto migliore per chi produce confetti di qualità, preferendo altre origini per questioni di economia e ottimizzazione dei costi”.
Si cercano, quindi, sbocchi alternativi per un’eccellenza come la Mandorla d’Avola. “Stiamo cercando di veicolare il consumo del nostro prodotto anche in termini salutistici, ovvero come ingrediente fondamentale per una dieta sana ed equilibrata. Tuttavia, ci scontriamo con un’attività di marketing fatta dai produttori statunitensi con la quale non possiamo competere, anche perché molti fondi destinati alla promozione della frutta in guscio made in Italy sono ancora bloccati al ministero”.
La burocrazia che non aiuta
Bellia, che è stato uno dei principali propugnatori e organizzatori del Coordinamento nazionale della frutta in guscio italiana (realtà che aggrega grandi associazioni della mandorla, della nocciola, della noce, del castagno, del pistacchio e del carrubo) tocca quindi un tasto dolente.
“Il Mipaaf – spiega – ha da mesi sul proprio tavolo un progetto di Ismea per svolgere attività di marketing su tutta la frutta in guscio italiana. Attività, peraltro, già finanziate sulla carta, con fondi già ripartiti tra quattro settori (brassicolo, apistico, canapa e frutta in guscio) della Finanziaria 2021, cui si aggiungono fondi della Finanziaria 2022. Nello specifico, sarebbe tutto pronto per fare attività di promozione per 1,2 milioni di euro e ricerca per 1,7 milioni. Ancora non si è mosso nulla, nonostante varie insistenze da parte nostra. Ci auguriamo che la situazione si sblocchi in tempi molto brevi con il nuovo Governo, anche perché si rischia di perdere un intero comparto. Molti agricoltori stanno cominciando a chiedersi se sia davvero conveniente produrre Mandorla d’Avola. A rischio ci sono una storia, una cultura e una qualità uniche. Le nostre mandorle non hanno nulla a che vedere con quelle americane e sono naturalmente prive del problema delle aflatossine. Ma – conclude Corrado Bellia – al consumatore chi glielo spiega?”.