“Il caldo ha favorito la gradazione Brix, l’uva di quest’anno ha delle caratteristiche organolettiche e una qualità sicuramente apprezzabili”. A dirlo è Massimiliano Del Core, presidente della Cut Commissione uva da tavola e dell’Op pugliese Meridia, il quale traccia il quadro del comparto: “Quest’anno prevediamo rese produttive in linea con lo scorso anno, circa un milione di tonnellate. Di queste il 60% arriva dalla Puglia, il 35% circa dalla Sicilia e la parte restante dalla Basilicata, soprattutto dalla zona ionica”.
Crescono le seedless, non dimentichiamo le Dop
“In questo scenario – prosegue – crescono ovunque le senza semi, che raggiungono quota 30% sul totale della produzione italiana. La Puglia è partita prima con l’innovazione varietale, ma ora anche la Sicilia sta crescendo”.
Nonostante questa tendenza, secondo il presidente, le varietà tradizionali non sono da demonizzare, ma semmai da valorizzare: “Le nostre tre Igp, Uva di Puglia Igp, Uva da Tavola di Mazzarrone Igp e l’Uva da Tavola di Canicattì Igp, tutelano e sono rappresentative dell’italianità delle produzioni e del nostro know how – spiega – Le varietà senza semi, sebbene beneficino dell’esperienza dei nostri produttori, sono varietà globali”.
Vigilare sui consumi
Su questo tema Del Core precisa: “Alla Cut stanno molto a cuore l’andamento dei consumi e le richieste del mercato, che a nostro avviso dovrebbero sempre guidare il mondo produttivo. La Commissione ne segue attivamente e con interesse l’evoluzione e pertanto, oltre al crescente consumo delle seedless, stiamo constatando anche le maggiori richieste di uve rosse e uve nere, ritenute dai consumatori particolarmente nutraceutiche“.
Dal Distretto una spinta all’innovazione
“Nell’ambito dell’innovazione – prosegue Del Core – un ruolo strategico riteniamo che lo giocherà il nascente Distretto dell’uva da tavola pugliese, il quale favorirà, oltre all’aggregazione, gli investimenti anche nell’ottica della sostenibilità. Stiamo partendo e siamo entusiasti di farlo”.
Costi alle stelle
“Il problema della stagione 2022 – conclude – è noto a tutti. La filiera sta sostenendo un incremento dei costi che in alcuni casi arriva al 30-40% in più rispetto allo scorso anno. Con le uve precoci i produttori italiani già soffrono la concorrenza degli spagnoli, i quali sostengono costi inferiori. Stiamo quindi difendendo il prodotto e lo facciamo non ribaltando tutte le spese aggiuntive sul prodotto finale. Il resto è merito della qualità delle produzioni, sempre più apprezzate sia dal mercato interno, sia dall’estero, in particolare da Germania, Austria e Francia”.