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Il pomodoro “nichel free”? Una nicchia sempre più di successo

PomodoroNichelFree

Due case history di successo che valorizzano anche nel mondo dell’ortofrutta il concetto di “free from”, ampiamente utilizzato in altri settori merceologici

Il cosiddetto universo dei prodotti “free from” rappresenta ormai una tendenza di consumo sempre più radicata nelle abitudini alimentari un po’ in tutto il mondo, tanto che anche in Italia sono comparse nella grande distribuzione vere e proprie corsie dedicata a questi prodotti, a partire da quelli “senza lattosio” e “senza glutine”, sicuramente le due tipologie più richieste. Vanno incontro alle esigenze di chi è realmente intollerante o allergico, ma anche ad una percentuale di consumatori che desidera introdurre nella propria dieta alimentare dei prodotti “senza”.

Il mondo dell’ortofrutta è, però, probabilmente quello che meno di altri ha cavalcato questa tendenza, non enfatizzando l’eventuale “non presenza” di determinati elementi. Recentemente non è passata inosservata il lancio di una linea “Senza diserbanti” di mele presentata dal Consorzio melicolo della Val Venosta, dove la parola “Senza” spicca in modo davvero predominante, ma in generale sono pochi gli esempi di brand della filiera ortofrutticola che enfatizzano questi aspetti.

Nel caso del pomodoro, invece, qualcosa si sta muovendo e, dai racconti delle due case history che abbiamo raccolto, sembra proprio che la presenza di pomodori “nichel free” vada a colmare una domanda ben presente e che sino ad ora non era coperta da una offerta ad hoc.

Sfera, il pomodoro “free from” che dà lavoro a 250 dipendenti

Luigi Galimberti

Luigi Galimberti

Luigi Galimberti, un passato nell’edilizia, ha fondato un’azienda agricola, a Gavorrano in provincia di Grosseto, che cresce a ritmi impressionanti. «Abbiamo iniziato lo scorso anno con un fatturato da 3,7 milioni, quest’anno andiamo verso i 7  milioni e per il 2020 prevediamo di toccare i 12». Si chiama Sfera ed in pochissimo tempo è arrivata ad impiegare 250 dipendenti. «Noi non abbiamo mai coltivato pomodori prima, nessuno del top management si è mai impegnato in agricoltura. Abbiamo capito qualcosa più degli altri e paghiamo 250 stipendi regolarmente con contributi e straordinari». Insomma, si può fare economia anche con la coltivazione dei pomodori. « Sì, lo stiamo dimostrando. C’è tanto lavoro, c’è tecnologia e tecnica manageriale per vendere bene. Abbiamo una forte presenza nella Gdo: Coop, Conad, Pam, Simply, Carrefour, Basko, nella Crai in Sardegna più altre insegne minori».

In questa logica entra anche il  free from – oltre il pomodoro nichel free producono anche insalata, basilico e cavolo – in grado di intercettare un bisogno. «Il consumatore consuma di meno, ma vuole qualità più alta. È sempre più attento a tutti i meccanismi, per esempio se vengono pagati stipendi e contributi. La sostenibilità è a più ampio raggio, anche sociale e culturale. Significa condividere i nostri valori con i dipendenti, i primi consumatori. E la nostra cultura si riverbera sul territorio in cui viviamo e lavoriamo e di cui ci prendiamo cura». La sostenibilità è naturalmente anche economica. «Se nel business plan comparissero contributi a fondo perduto, allora parliamo di agricoltura non sostenibile ma sostenuta».

PomodoroSenzaNichel_Sfera

Bisogna individuare quello che il mercato chiede e soprattutto coloro che sono disposti a pagare bene. Il pomodoro nichel free è stata una conseguenza inattesa, ma frutto di una scelta di qualità: «Non c’è stata una pianificazione a tavolino. L’amministratore è partito con l’idea di garantire cibo a tutti in vista degli effetti dei cambiamenti climatici. Riuscire a produrre di più con meno e anche meglio – ci racconta questa volta Chiara Cichero -. La volontà di riscoprire sapori dimenticati a causa delle globalizzazione attraverso l’innovazione di processo. In questo modo siamo riusciti a produrre dei prodotti che da analisi sono risultati a zero residuo e nichel free». Una ricerca poi trasferita in un impianto da 13 ettari a corpo unico dove si coltiva con l’idroponica.

E la produzione nichel free è diventata anche una community. Su Facebook si è creato un gruppo dedicato: “Sfera Agricola Customer care con oltre 10 mila gli iscritti, compresi moltissimi chef. Niente export, però. Perché? «Abbiamo richieste da tutto il mondo, ma prima gli italiani. Esportiamo le migliori qualità e importiamo le peggiori schifezze. Nei ristoranti voglio trovare i miei pomodori e non quelli olandesi»

L’azienda Gandini certificata Nichel Free

Mattia Gandini

Mattia Gandini

La famiglia Gandini coltiva ortaggi dagli anni ’50, nel 1970 Antonio fonda l’azienda e negli anni ’90 i figli passano alla coltivazione in serra del pomodoro. La sperimentazione e l’introduzione di innovazioni tecnologiche porta alla scelta idroponica e, quasi inconsapevolmente, al pomodoro nichel free. «I clienti hanno sottolineato questo aspetto, noi non lo sapevamo neanche. Non è stato necessario stravolgere l’azienda – ci spiega Mattia Gandini, responsabile commerciale dell’azienda mantovana, con base nel comune di Guidizzolo – lo facevamo senza saperlo». L’attenzione e le richieste dei consumatori portano alla valorizzazione di questa caratteristica e l’anno scorso hanno deciso di investire anche nella certificazione, ultimo tassello per rispondere ad una nicchia di mercato sempre più larga.

«I nostri pomodori non assorbono nichel dal terreno, perché sono coltivati fuori suolo. I livelli sono così bassi che non hanno conseguenze sul consumatore – continua Mattia Gandini –. Siamo stati primi a presentare la richiesta di certificazione. Prima erano presenti sul mercato creme e bracciali nichel free, ma per quanto riguarda il cibo non c’era niente». Per chi deve rinunciare al pomodoro a causa dell’intolleranza al metallo è un’ancora di salvezza. E non si tratta di piccole produzioni. «Nel 2019 arriveremo a 8 milioni di confezioni di pomodoro, anche se non in tutte è presente il bollino nichel free – sottolinea Mattia – . Non tutti i distributori lo richiedono, ma è tutto pomodoro senza nichel».

GandiniPomodoro

Le confezioni sono da 250, 300 e 400 grammi e il trend è «in forte crescita, a doppia cifra. Siamo con il prodotto sfuso a 50 mila quintali l’anno di coltivato in idroponica. Non è tutto premium, ma sempre di alta qualità». I vantaggi del metodo di coltivazione? «Si ha una durata maggiore nel post raccolta, l’utilizzo minimo se non esistente dei trattamenti chimici e un ottima la colorazione». Tra i canali distributivi troviamo principalmente la Gdo con la linea premium. «Ci chiedono anche altri prodotti nichel free, ma siamo specializzati nel pomodoro”. In commercio anche una passata, sempre nichel free.

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