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Melograno. Terremerse ci crede, in autunno le prime vendite in Gdo

Sono 85 gli ettari coltivati, soprattutto nel Lazio e in Sicilia. Grandi le aspettative

Se sarà un successo non si sa, ma i riflettori su questa affascinante coltura, quella del melograno, anche in Italia cominciano ad essere puntati già da qualche tempo e ora, anche a livello industriale, si comincia a fare sul serio. Per capire come le aspettative e l’interesse siano ormai ai massimi livelli bastava, d’altronde, osservare il grandissimo afflusso di persone al convegno dal titolo “Melograno creiamo valore avviando una nuova filiera” organizzato da Terremerse al Macfrut di Rimini durante la prima giornata di fiera.

L’attore che entra sul mercato, d’altronde, è una delle cooperative più importanti d’Italia, attiva non solo nel comprato ortofrutticolo. “Abbiamo l’obbligo di massimizzare il reddito per i nostri soci. Abbiamo visto che alcune varietà erano in difficoltà: i kiwi, per esempio, a causa della batteriosi o le drupacee, oramai non più soddisfacienti come remunerazione. Dovevamo quindi offrire alternative». Da queste premesse, ma non solo, di Alessandro Cenzuales, direttore ortofrutta di Terremerse, i perché dell’investimento in questa antichissima coltura.

In questo momento Terremerse coltiva melograno in cinque regioni italiane. La stragrande maggioranza nel Lazio e in Sicilia, poi anche Basilicata, Umbria e Abruzzo. 85 ettari in totale. Sempre e comunque nel centro – sud del Paese perché, come ha spiegato Mattia Onofri, responsabile delle scelte varietali e della tecnica agronomica, se si vogliono ottenere risultati eccelsi è necessario un clima caldo e asciutto e temperature che non scendano mai sono i 10 gradi.

Il debutto per Terremerse è previsto tra poco, in autunno, nella grande distribuzione con la I gamma. In futuro anche IV gamma, succhi e volendo anche fornitura per le industrie che si occupano di cosmesi e prodotti nutraceutici che già da tempo stanno vendendo prodotti a base di melagrana.

È una coltura impegnativa dal punto di vista agronomico, nonché da quello economico (l’impianto di un ettaro costa circa 18.500 euro, l’agricoltore con 40 centesimi al chilo copre le spese) ma che secondo le analisi di mercato dell’azienda ha grandi margini di penetrazione, e di remunerazione per chi ci crede. Terremerse ha puntato su due varietà, tra le oltre mille disponibili: la californiana Wonderful a maturazione tardiva (15-30 ottobre) e pezzatura grande, tra i 600 e i 900 grammi, e Akko (Israele), dal calibro più piccolo e una maturazione tra la metà e la fine di settembre. Fondamentale il colore esterno, rosso, e degli arilli, vale a dire i semi interni, di colore rubino.

Le aspettative ci sono e sono abbastanza alte: come ha spiegato Alessandra Bordoni, docente di Scienza dell’Alimentazione del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari dell’Università di Bologna, la melagrana è ricca di sostanze bioattive, è priva di grassi e grassi saturi, ha un alto contenuto di fibra, è fonte di vitamina B6, il sodio è assente. Coniuga insieme, quindi, come invece ha sottolineato Claudio Scalise, direttore della società di marketing e food strategy SG Marketing, due tendenze molto attuali nei consumi in questo momento: edonismo, vale a dire il piacere di mangiare bene, e il salutismo.

Insomma, la melagrana piace, c’è già una domanda interessante, la grande distribuzione è interessata, anche se ci sono alcuni aspetti da presidiare con costanza per avere successo. Bisognerà, per esempio, comunicare la funzionalità d’uso, quindi bisogna spiegare ai consumatori, soprattutto per il prodotto di I gamma, come si sgrana questo frutto una volta giunti a casa. Non resta che aspettare e capire se la strada intrapresa è quella giusta e se, con la giusta strategia di comunicazione e posizionamento nei punti vendita della gdo, arriveranno i risultati attesi.

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