“Certamente la sensibilità da parte del consumatore nei confronti dei prodotti ortofrutticoli certificati DOP e IGP sta crescendo nel nostro Paese. Per altro, proprio in questo periodo di crisi, possono rappresentare un’opportunità per i produttori”. In che modo? “La gdo, per esempio, cerca sempre di diversificare l’offerta in periodi come questi: quindi avere a disposizione più prodotti certificati può essere un modo per andare incontro a questa domanda”.
Cesare Bellò, direttore di OPO Veneto, Organizzazione di Produttori Ortofrutticoli Veneto, nata nel 2001, ma con alle spalle l’esperienza di due storiche cooperative attive già a partire dagli anni ’60 (nel 1998 furono i primi in Europa a certificare un prodotto orticolo con l’IGP, vale a dire il radicchio di Treviso) sottolinea però due aspetti problematici, soprattutto nel settore orticolo, più che in quello futticolo, che frenano la commercializzazione dei prodotti certificati: la burocrazia e la logistica. “Nel nostro settore la gestione dei prodotti certificati è certamente problematica a causa dell’enorme burocrazia che ci viene richiesta. Io lo dico da tempo al Ministero. Ogni Igp, per esempio, ha il suo imballo e la sua etichetta, che ti costringe a rispettare procedure che spesso, come tempistica e organizzazione, mal si adattano al mondo orticolo. Il nostro è un settore veloce, con problematiche giornaliere, condizionato dal tempo, di difficile pianificazione come può avvenire in altri comparti merceologici certificati, come ad esempio nel caso del vino”. Spesso, quindi, capita che gli imballaggi che vengono richiesti dagli enti certificatori non vadano bene con quelli della gdo.