Mango e avocado non sono più esotici in Sicilia, ma nell’isola si punta anche su altri frutti tropicali. E’ ora di dragon fruit, noto anche come pitaya, che si sta affacciando sul mercato. Un primo bilancio è offerto dall’imprenditore ventenne Giuseppe Larosa che con Sicilia Agrumi si è ritagliato un suo spazio nel mercato. Gli agrumi sono il business principale, ma l’esotico non dispiace ai suoi clienti. Anche se sul frutto del drago bisogna lavorarci. Online si vende anche il ficodindia, quello di San Cono.
Il dragon fruit siciliano si vende a 10/14 euro il chilo
Per questa specialità tropicale, buccia rossa e polpa bianca puntellata da piccoli semi neri, la strada è tutta da aprire. “Abbiamo iniziano le vendite una settimana prima di ferragosto, ma non è il periodo migliore con mercati chiusi e anche online i clienti non rispondono alle nostre offerte. Si faticava a vendere”. Inizia ora la ripresa per il frutto che sarà disponibile per tutto il mese di settembre e fino ad ottobre.
Quali sono le criticità? “Si tratta di un frutto poco conosciuto, siamo gli unici a vendere il dragon fruit siciliano, prodotto in provincia di Ragusa. Al momento è un piccolo appezzamento sperimentale, ma il produttore è propenso ad aumentare la produzione. Dobbiamo capire bene come funziona questo mercato. C’è da mettere in conto la concorrenza spagnola che vende a 5 euro al chilo. Un prezzo che non ci possiamo permettere perché l’impollinazione è manuale, nelle prime ore del mattino. C’è lavoro e diventa un frutto molto costoso che non possiamo vendere nei mercati generali. Noi lo proponiamo a 10/14 euro il chilo, spedizione inclusa. Sarà a disposizione per tutto il mese di settembre ed ottobre anche se abbiamo quantità limitate a 50/70 kg la settimana”.
Mango: la produzione in calo del 20/30%
Il mango siciliano è invece molto conosciuto. “Si sta investendo ed è molto buono. Quest’anno la produzione registra un calo del 20/30% e si fatica a causa degli aumenti dei costi dei fattori di produzione. I produttori vorrebbero aumentare i prezzi, ma siamo in un periodo di crisi. Il consumatore finale è sempre alla ricerca dell’offerta più conveniente”. Queste le problematiche, ma “i volumi di vendita stanno aumentando grazie agli investimenti in pubblicità e alle offerte”. La varietà siciliana? “Kensington Pride, coltivata in provincia di Siracusa. Si potrà acquistare per tutto settembre e ottobre. Il prezzo di vendita è sugli 8 euro il chilo compresa la spedizione”.
Online il ficodindia di San Cono
Bene l’esotico, ma online si vende anche il tradizionale. Come il ficodindia di San Cono, una vera eccellenza nazionale. “Lo lavoriamo da circa tre anni, un prodotto costante, senza problemi di quantità. Viene richiesto e come gli altri prodotti lo vendiamo per circa il 50% nel Lazio”. E le arance? “La previsione agrumicola vede un’annata difficile per carenza di prodotto a causa dell’alluvione invernale che ha distrutto diversi agrumeti, poi il caldo eccessivo di questa estate ha reso deboli i frutti e tanti sono andati persi. Senza dimenticare il rincaro dei prezzi. A livello commerciale non è un momento buono, almeno per i prodotti che non sono di prima necessità”.
Le vendite online (qui il sito)? “Siamo nati prima del lockdown, quindi abbiamo risentito meno del calo. L’80% del nostro fatturato proviene dalle vendite digitali. Il restante sui mercati e ci concentriamo sulle piazze di Milano, Verona, Parma, Roma. Padova più qualche insegna della Gdo nel Lazio. All’estero vendiamo a piccole piattaforme in Austria, Svizzera, Francia e Germania. Sugli agrumi siamo produttori e riusciamo così a essere molto competitivi”.