Cambiano le regole per l’agrovoltaico, ma si aspetta il via libera dalla Commissione Europea, forte di 1,1 miliardi di fondi del Pnrr da spendere per installare, entro il 2026, almeno 1,04 GW di impianti per la produzione di energia pulita. Una scommessa da vincere visto che la transizione è ecologica, energetica e pure digitale. Ovvero serve tanta energia da rinnovabili e a basso costo.
L’energia per la farm 4.0
Ci sono robot che seminano, diserbano, poi i primi prototipi che raccolgono la frutta e la gran parte funzionano con motori elettrici. Così come i sempre più indispensabili droni che permettono, attraverso le loro rilevazioni, di avviare processi di agricoltura di precisione con risparmio sui trattamenti chimici e sul consumo di acqua. Senza dimenticare sensori, stazioni di rilevamento ma pure trattori (anche a guida autonoma) e macchine elettrificate per la raccolta di frutta e verdura. Serve tanta energia. Un fattore produttivo che in questi ultimi mesi, visti i rincari, ha complicato i bilanci dei produttori. L’autoproduzione può essere una soluzione e questo spiega il forte investimento con il Pnrr, ma ci sono anche fondi regionali nei quali, pur salvaguardando la produzione agricola, si vogliono rendere autosufficienti le aziende dal punto di vista energetico.
Il nuovo decreto: fare coesistere agricoltura e rinnovabili
Il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto ha approvato la proposta di decreto sugli impianti agrivoltaici innovativi, ma c’è da aspettare perchè il testo è stato trasmesso alla Commissione Europea per ottenere il via libera e, quindi, per l’effettiva entrata in vigore. Nell’annunciare le nuove regole il ministro fa riferimento alla compatibilità tra sistema agricolo ed energetico. “L’autonomia energetica – spiega il ministro Pichetto – si costruisce anche puntando sulla vocazione agricola di una grande parte del nostro Paese. Oggi la sfida, che questo decreto interpreta con grande attenzione, è fare coesistere nei campi l’eccellenza agricola con soluzioni nuove per generare energia pulita, aprendo opportunità di crescita del settore nel segno della sostenibilità e dell’attenzione all’ambiente”.
Chiara la filosofia e interessante questo riferimento del ministro: “Assieme alle comunità energetiche questo è probabilmente uno dei provvedimenti più qualificanti per cambiare dal territorio il paradigma energetico del nostro Paese e guardare al futuro”. Cosa significa? E’ possibile mettere in contatto le aziende agricole con altri attori sociali – anche imprese di altri settori – per condividere insieme progetti di produzione di energia da fonti rinnovabili.
Le novità del decreto
Ma vediamo cosa prevede il decreto: “Il riconoscimento di un incentivo composto da un contributo in conto capitale nella misura massima del 40% dei costi ammissibili e una tariffa incentivante a valere sulla quota di energia elettrica prodotta e immessa in rete”. Non è un particolare marginale visto che a frenare la produzione energetica è il basso prezzo riconosciuto ai produttori. Sulla tecnologia si punta a sostenere: “Soluzioni costruttive innovative, prevalentemente a struttura verticale e con moduli ad alta efficienza”.
Sulle potenze sono previsti due interventi: “Un primo contingente di 300 Mw destinato al solo comparto agricolo per impianti di potenza fino a 1 MW e un secondo aperto invece anche alle associazioni temporanee di imprese composte da almeno un soggetto del comparto agricolo per impianti di qualsiasi potenza”.
Continuità del lavoro agricolo
Lodevoli le intenzioni quelle di far coesistere la produzione di energia con quella agricola. Le installazioni devono consentire la continuità dell’attività agricola e pastorale sottostante l’impianto per tutto il periodo di vita utile di questi e che siano quindi monitorati il microclima, il risparmio idrico, il recupero della fertilità del suolo, la resilienza ai cambiamenti climatici e la produttività agricola per i diversi tipi di colture.