Utilizzare l’impronta chimica digitale dei prodotti per la creazione di un foodpassport a garanzia della qualità (ma anche trasparenza e sicurezza) di filiera. La tecnologia BluDev è stata presentata oggi all’incontro organizzato da Coldiretti all’interno della collettiva Italian Fruit Village.
Parliamo di un “identificatore digitale“, che – ha spiegato Roberto Mazzei, esperto di filiere agroalimentari e sviluppo rurale – raccoglie in un’unica piattaforma tutti gli elementi che caratterizzano e garantiscono l’origine di un prodotto. Informazioni validate e verificate tramite collegamenti diretti ai sistemi dei principali enti, istituzioni e blockchain”.
L’utilità di un tale strumento è intuibile: retailer e consumatori finali grazie a questo identificatore digitale potranno rintracciare il singolo lotto avendo accesso a una piattaforma unica.
Teresa Del Giudice, Università Federico II di Napoli, ha invece sottolineato la possibilità di tracciare non solo l’origine ma il valore salutistico dei cibi. In particolare, di tracciare gli elementi biochimici collegati al valore salutistico e alle dimensioni sensoriali. “In questo modo – ha spiegato – si potrà caratterizzare un prodotto utilizzandone il valore salutistico (attributo fiducia) e gli elementi sensoriali (attributi esperienza verificabili)”.
L’incontro è stata l’occasione per i presidenti dei Consorzi di tutela Vito Busillo (Rucola della Piana del Sele Igp), Angelo Amato (Limone Costa d’Amalfi Igp) e Alfonso Esposito (Carciofo Paestum Igp) di annunciare l’avvio dei primi test sui loro prodotti di eccellenza.
“Inestire su agricoltura di precisione, tecnologie 4.0, logistica è sempre più urgente – ha concluso il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini – E la tracciabilità è uno degli asset su cui investire. Basti pensare che lo sdoganamento merci in un porto italiano richiede 7/10 giorni contro le 7/10 ore dei paesi del nord Europa”.