Riduzione significativa della dipendenza dagli insetti pronubi; aumento delle rese grazie all’impollinazione ottimale; diminuzione della volatilità del polline. Sono solo alcune delle promesse di Edete, start up israeliana che, per rispondere al problema della moria delle api, ha messo a punto un metodo di impollinazione artificiale basato su particolari sensori e bracci robotici.
Non è l’unico esempio di alternativa all’impollinazione naturale. In Giappone si stanno mettendo a punto bolle, distribuite da droni, a base di una soluzione di sapone e polline, mentre sempre in Israele un’azienda ha messo a punto un robot per l’impollinazione in serra. Tutti i progetti sono in fase sperimentale avanzata.
Come funziona il sistema di Edete
Sono due le fasi che contraddistinguono il servizio di impollinazione di Edete. La prima prevede la raccolta di fiori, la separazione del polline dalle antere e la conservazione, tramite essiccazione, delle scorte prelevate. La seconda fase riguarda l’impollinazione vera e propria: un macchinario dotato di diffusori avvolge le piante presenti nel frutteto e si avvicina ai fiori. Un sistema di algoritmi, telecamere e tecnologia di rilevamento Lidar (Laser imaging detection and ranging) permette di identificare i fiori schiusi e quindi di posizionare i diffusori. A questo punto, l’effetto elettrostatico permette il trasferimento del polline verso il fiore. Il macchinario è coperto da brevetto e non richiede, di fatto, la presenza di operatori.
Attualmente l‘impollinatore artificiale è stato sperimentato con successo nei mandorleti californiani e australiani, in cui ha ottenuto risultati confortanti in termini di miglioramento delle rese. Oltre alle mandorle, Edete annovera mele, ciliegie, albicocche, pere, prugne e piccoli frutti tra le colture che potenzialmente potrebbero beneficiare del sistema. La fase di sperimentazione dovrebbe concludersi tra quest’anno e il prossimo, l’impollinatore artificiale dovrebbe quindi essere disponibile su più ampia scala già dal 2023.
Il robot che impollina le colture protette
Si chiama Trata ed è il robot impollinatore sviluppato dall’israeliana Arugga Ai Farming per le coltivazioni in serra. In particolare, le sperimentazioni in atto riguardano il pomodoro, ma l’azienda sta lavorando per ampliare il target delle colture. Trata si muove autonomamente su appositi binari installati nelle serre ed è dotato di videocamere capaci di controllare la coltura protetta e di acquisire immagini. Un algoritmo le elabora in tempo reale e identifica i fiori pronti per essere impollinati. A questo punto interviene un braccio meccanico che utilizza un sistema a impulsi di aria compressa che raggiunge con grande precisione i fiori aperti (il 97% dei fiori viene identificato e impollinato dal robot) permettendo al polline di fuoriuscire dalle antere, senza danneggiare la coltura.
Le bolle di sapone giapponesi
In alternativa, sempre allo scopo di impollinare artificialmente i frutteti, dal Giappone arrivano le bolle di sapone. Lo studio, condotto presso il Japan advanced institute della scienza e della tecnologia di Nomi, consiste nell’impiego di una soluzione di sapone e polline la quale, rilasciata nei frutteti, raggiunge i fiori bersaglio. Per il rilascio delle bolle sono impiegati droni che si muovono a una velocità di due metri al secondo, ma la tecnica al momento non è priva di inconvenienti: per via del vento, della pioggia e di altri fattori attualmente allo studio, le bolle non sempre raggiungono il fiore, il che si traduce non soltanto nella mancata impollinazione, ma anche nello spreco del polline impiegato.