Si è tenuto ieri l’incontro digitale dedicato al progetto di ricerca applicata “Attività volte alla verifica dell’incremento della conservabilità in post raccolta di frutta e ortaggi mediante la sperimentazione di un dispositivo di foto ossidazione idrata catalitica”.
All’incontro hanno preso parte Riccardo Massantini, professore dell’Università degli studi della Tuscia di Viterbo in qualità di responsabile scientifico del progetto, alcuni dei tecnici incaricati delle Organizzazioni (OoPp) che hanno condotto le sperimentazioni, Giuditta Signorella, Patrizia Monge ed Eleonora Fortuna, e a seguire Marco Cestaro della Regione Emilia-Romagna, Luciano Zoppi della Regione Toscana, Salvatore Cuoci della Regione Campania, Filippo Corbo della Regione Basilicata, le 18 OoPp partecipanti al progetto e il dirigente del settore ortofrutta e olio di oliva del Mipaaf, Roberto Cherubini.
L’incontro, introdotto e moderato da Vincenzo Falconi, direttore di Italia Ortofrutta unione nazionale ha la finalità di condividere e disseminare le attività progettuali in corso di realizzazione con tutte le Op ed i produttori potenzialmente interessati alla tematica di allungamento della shelf-life ma anche con le amministrazioni pubbliche coinvolte nella gestione dell’Ocm come l’Agea, il Sin e le regioni. A tal fine l’iniziativa è stata trasmessa in diretta streaming sul canale YouTube di Italia Ortofrutta ed è disponibile per essere rivisto da tutti gli interessati al seguente collegamento: incontro digitale
L’incontro
Come sottolineato da Vincenzo Falconi “l’obiettivo del progetto biennale a valere sulla misura 4 dei Po che vede coinvolte 18 Op riconosciute in 11 regioni e che prevede prove sperimentali su ben 12 prodotti ortofrutticoli coinvolgendo direttamente i tecnici di 10 OoPp, è quella di migliorare la conservabilità dei prodotti ortofrutticoli. Ciò consentirebbe pertanto di avere una serie di vantaggi competitivi per i nostri produttori legati, oltre alla possibilità di raggiungere mercati di sbocco più lontani, anche a una maggiore qualità dei prodotti e alla possibilità di poter scegliere il momento più opportuno per la vendita”.
L’approccio perseguito nella realizzazione del progetto è stato quello di mettere a fuoco fabbisogni di ricerca comuni a diverse OoPp individuando enti di ricerca che fossero in grado di aiutarci a dare risposte adeguate alle criticità rilevate sintetizzando poi i fabbisogni comuni in un progetto di dimensioni economiche sostenibili e consone alle finalità prefissate.
All’interno del presente progetto è stato definito un ruolo attivo delle Op in tutte le attività progettuali affinché si pervenga anche ad una interlocuzione tra il mondo della ricerca e quello della produzione.
Il ruolo di Italia Ortofrutta, che è intervenuta nel progetto in qualità di filiale delle OoPp, è quello di agevolatore e di disseminatore dei risultati delle attività che si stanno svolgendo e di coordinamento dei diversi soggetti.
Gli interventi delle regioni e del Mipaaf hanno sottolineato l’importanza strategica delle attività di ricerca applicata per il settore organizzato e lo stato dell’arte dell’attivazione della apposita Misura 4 – Ricerca e produzione sperimentale – nei Programmi operativi. Dagli stessi interventi è emerso un plauso ad attività progettuali come la presente che prevedono l’aggregazione di più OoPp attorno a fabbisogni comuni che Roberto Cherubini ha definito “veri e propri progetti di filiera” e alla replicabilità dei futuri risultati del progetto che consentirebbero il trasferimento dell’innovazione all’intero settore.
“Altro elemento qualificante della attività è stato il coinvolgimento attivo delle Op che hanno un ruolo diretto nelle attività sotto il coordinamento dell’Università della Tuscia – ha sottolineato Cherubini – È infatti necessario investire nella professionalità dei quadri tecnici e dirigenti delle Op per continuare ad avere un sistema ortofrutticolo competitivo. Inoltre le attività di ricerca applicata svolte nei reali luoghi di produzione ci consente di poter testare questa tecnologia direttamente in azienda e non nelle condizioni ottimali che si possono definire nei laboratori di ricerca”.
“Le attività sono in corso – ha concluso Massantini – ed è necessario completare le prove sperimentali nell’arco di due anni per verificare il miglioramento nell’efficacia della conservazione. Anche il paniere dei prodotti ortofrutticoli su cui effettuare le prove è stato scelto con tale finalità ovvero indagare come si comportano diversi prodotti con diverse caratteristiche e risposte nella conservazione”.
Per una versione dettagliata del progetto si può andare nell’apposito sito dove è possibile visionare anche la presentazione illustrata dal responsabile scientifico durante l’incontro.