Suez e Panama sono in ginocchio e di conseguenza sono a rischio i trasporti internazionali via mare. I quali, è bene ricordarlo, corrispondono al 90% dei traffici mondiali di container.
Lo scenario
Da un lato gli assalti alle navi che entrano nel Mar Rosso per raggiungere il Mediterraneo, dall’altro la carenza di acqua dovuta alla siccità che sta imponendo al governo di Panama di fermare un quinto delle navi che vogliono transitarlo. Il problema è che si valutano ulteriori riduzioni nei prossimi mesi.
La situazione è oramai ufficialmente preoccupante per i traffici di ortofrutta che dal Sud America sono diretti alla costa americana. Ma l’emergenza inizia a coinvolgere altre merci e altre rotte.
Il terrorismo
Gli attacchi alle navi da parte dei ribelli sciiti filo-Iran, gli Houthi, non fanno più notizia. Sono infatti numerosissimi gli attentati a navi che percorrevano il Mar Rosso dirette verso Israele che sono stati rivendicati nelle ultime settimane. E dunque è sempre più rischioso il transito di questo corridoio: le compagnie stanno battendo in ritirata.
Dopo Hapag-Lloyd e Maersk, anche Msc ha deciso di sospendere la navigazione delle sue portacontainer nel Mar Rosso. Nell’area ci sono stati anche due sequestri, uno attuato dagli Houthi nei confronti della car carrier Galaxy Leader e uno da parte di pirati somali verso la rinfusiera Ruen. Quest’ultima, inizialmente dispersa, pare che si stia dirigendo verso le coste della Somalia accompagnata da una nave militare indiana.
Non mancano le conseguenze di questo scenario tutt’altro che sereno: iniziano a essere seri, anzi serissimi, i problemi ai porti del Mediterraneo esclusi dalla sosta delle navi nel caso queste scegliessero altre rotte.
Inoltre, l’organismo italiano Italian maritime rescue coordination center, che fa parte delle Capitanerie di Porto, ha elevato il livello di sicurezza a Marsec 3 (il più elevato, che segnala minacce molto probabili o imminenti) nell’area che comprende il Golfo di Aden, le coste dello Yemen, lo stretto di Bab Al Mandab e il Mar Rosso. La conseguenza diretta è l’aumento dei premi delle assicurazioni e quindi dei costi di trasporto.
La siccità
I problemi a Panama riguardano proprio la natura e la posizione del Canale. Il quale, è noto, rappresenta il passaggio più scontato fra Atlantico e Pacifico, permette infatti di evitare di circumnavigare l’America del Sud. Ma il Canale è un corso d’acqua artificiale che poggia la sua efficienza su un sistema di chiuse. Per funzionare è necessario un quantitativo importante di acqua, altrimenti non funziona. E, infatti, ora viaggia a rilento.
Le alternative
Le grandi compagnie armatoriali stanno valutando le alternative: c’è chi punta verso Capo di Buona Speranza per poi risalire l’Africa, mettendo in conto sei giorni di navigazione in più, ma evitando così il transito dal Mar Rosso e l’ingresso da Suez. C’è invece chi valuta proprio di cambiare vettore, pensando di inviare la merce via aerea e superare così il Canale di Panama. Secondo gli esperti la situazione è tra il serio e il preoccupante: sia per il Mar Rosso, sia per Panama, le soluzioni non sembrano di breve periodo.