Un’altra frode nel modo della logistica. Questa volta teatro della vicenda è la provincia di Reggio Emilia, dove la guardia di finanza ha smascherato una complessa rete criminale responsabile di una maxi truffa nel commercio dei pallet.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, la frode consta in un giro di fatture false per dieci milioni, nell’evasione fiscale di tre milioni e nell’appropriazione indebita di 500mila euro per contributi statali legati all’emergenza Covid.
Non è una novità
Non si tratta di un inedito. Quella della compravendita illecita dei pallet è una vecchia storia sempre attuale: si stima che, ogni anno, il mercato nero muova 120 milioni di pedane, producendo profitti illegali che superano i 700 milioni.
Il cliché con cui avvengono le frodi è grosso modo sempre lo stesso: i bancali vengono rubati e, grazie a società fantasma che emettono fatture false, sono re-immessi nel mercato a prezzi più bassi, il che si traduce nell’evasione delle tasse e nel danneggiamento del mercato e dell’intera filiera. Gli operatori di magazzino si trovano infatti a movimentare pallet che spesso non rispettano i requisiti di sicurezza, mentre gli autotrasportatori, spesso loro malgrado, vengono incolpati di restituire pedane non idonee.
Che cosa è successo
E anche a Reggio Emilia il meccanismo con cui agiva la rete criminale era quello consueto: acquisto in nero della merce da conducenti di autocarri o corrieri corrotti e creazione di diverse società fantasma per l’emissione di fatture per operazioni inesistenti. In seguito le pedane venivano rivendute legalmente da società appartenenti al sodalizio realmente operative.
Gli accertamenti condotti dalla guardia di finanza hanno portato alla denuncia di quattro presunti colpevoli, i quali sarebbero accusati di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti e di emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti.
Oltre all’attività di accertamento fiscale, la società in questione è stata anche sottoposta a un’ispezione in materia di tutela della spesa pubblica: è emerso che tre dei quattro esponenti denunciati, sarebbero colpevoli di indebita percezione di erogazioni pubbliche poiché avrebbero recepito, pur non potendo beneficiarne, finanziamenti garantiti dallo Stato per far fronte ai danni della pandemia.