I criteri da rispettare
Il primo criterio riguarda l’ubicazione a bordo della merce. I kiwi dovranno infatti essere conservati in un comparto dedicato, il quale non potrà essere aperto prima di arrivare nel porto di destinazione.
Inoltre i kiwi dovranno essere collocati su pallet avvolti da una pellicola forata con buchi di diametro inferiore a 1,6 millimetri. In alternativa potranno essere impiegate sacche sigillate.
Quanto alla refrigerazione, la dogana specifica che dovrà essere disposta sul carico prima o durante il viaggio in mare, nonché nel porto di arrivo.
Una buona notizia per l’Italia
L’Italia esporta verso la Cina circa 7mila tonnellate di kiwi all’anno, contro le circa 160mila che arrivano nel paese asiatico dalla Nuova Zelanda, in parte proprio via navi reefer.
Poter trasportare su navi refrigerate rappresenta un’ulteriore possibilità che potrebbe teoricamente contribuire a fare crescere i volumi.
I rischi
Sebbene si tratti di una apertura da parte della Cina da cui i produttori italiani possono trarre vantaggio, occorre considerare anche i potenziali rischi di questa tipologia di trasporto.
Come infatti ha spiegato la dogana cinese, nel caso in cui, una volta a destinazione, gli operatori doganali dovessero ritenere che il processo di refrigerazione non si sia svolto nella maniera adeguata, potranno procedere alla distruzione del carico, oppure al suo rinvio all’origine o, infine, potranno richiedere che sia sottoposto di nuovo a raffreddamento.
Un trasporto di nicchia
Quella tramite navi refrigerate è una spedizione di nicchia: secondo una recente indagine di Drewry, società di consulenza e di analisi del trasporto marittimo internazionale, con questi mezzi viene movimentato solo il 10% del traffico merci refrigerato globale. Una percentuale che, a quanto pare, è pure destinata a ridursi nei prossimi anni, poiché non sembra essere in atto lo svecchiamento del parco navi reefer – tra l’altro datato – al momento attivo.