London Bridge is down. Era l’8 settembre quando Elisabetta II, The Queen, è morta. Ed è da quel giorno che il Regno Unito si è fermato per rendere omaggio alla regina del popolo, in attesa del prossimo lunedì, il 19, quando verranno celebrati i funerali di Stato a Westminster Abbey.
La logistica delle lunghe esequie sta avendo un impatto importante sul territorio e sul traffico britannico anche perché Elisabetta è mancata in Scozia, nella tenuta di Balmoral.
Il lutto di dieci giorni, tra spostamenti del feretro che ha raggiunto Londra dopo altri stop, cortei, manifestazioni di affetto e chiusure sta paralizzando il Paese.
Consegnare le merci in questi giorni a Londra – la città è blindata per questioni di sicurezza – sta diventando una mission impossible sia per chi fa trasporto di lungo raggio, sia per chi deve compiere l’ultimo miglio e approvvigionare supermercati, negozi, mercati. Ammesso che questi ultimi siano aperti, molte attività commerciali hanno abbassato la saracinesca in segno di lutto.
Si stima che i prossimi giorni avranno un tasso di disagio ancora più elevato: almeno un milione di persone si recherà nella capitale per le cerimonie ufficiali e, inoltre, gli aeroporti risentiranno dell’arrivo dei capi di stato.
Come se non bastasse, nei prossimi giorni è previsto un nuovo fermo dei porti inglesi.
Scioperi dei porti britannici fino al 5 ottobre
Fino almeno al 5 ottobre continueranno infatti i disagi dovuti agli scioperi nei porti britannici.
Dopo il primo fermo del porto di Felixstowe dal 21 al 29 agosto 2022, i portuali ne hanno approvato un altro, che inizierà il 27 settembre e terminerà il 5 ottobre. Tale stop si sovrapporrà a quello di Liverpool che durerà due settimane, dal 19 settembre al 3 ottobre.
Per dare la portata del problema è sufficiente qualche numero riferito al primo fermo di Felixstowe, il quale aveva coinvolto 1.900 portuali, causando danni stimati in oltre 800 milioni e incrementando i tempi medi di attesa delle portacontainer da dieci a 30 ore.
Il secondo sciopero, a quanto si prevede, avrà conseguenze ancora più gravi.
Gli analisti del settore temono infatti l’azione simultanea delle due proteste, le quali potrebbero bloccare oltre la metà del flusso d’importazione ed esportazione dei container con ricadute negative anche sui porti continentali, i quali si apprestano a ricevere le portacontainer dirottate dal Regno Unito.
Gli altri due importanti terminal britannici, Southampton e London Gateway, infatti, non potranno assorbire tutta la merce: si calcoli che ogni giorno circa tremila veicoli industriali gravitano su Felixstowe e mille su Liverpool.
Guerra tariffaria e incremento delle percorrenze a vuoto sono le prevedibili conseguenze.
Livorno si ferma fino al 22 settembre
Non mancano gli scioperi nemmeno in Italia. A Livorno è infatti stato proclamato uno sciopero di dieci giorni, dal 12 al 22 settembre, per tutti i lavoratori del porto.
Per essere precisi, in attesa di una riunione che si è tenuta ieri mattina (14 settembre), il 13 gli operatori, dopo lo stop del primo giorno, hanno ripreso a lavorare. Ma l’incontro non ha soddisfatto i sindacati Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti e dunque ieri sera la protesta è ripresa.
Lo sciopero prevede due ore di fermo al giorno, una la mattina e una il pomeriggio, dal 12 al 20 settembre. Fermo totale, invece, il 21 e il 22 settembre.