Dalle elaborazioni di Bmti sulle rilevazioni effettuate nei mercati all’ingrosso appartenenti alla rete di imprese Italmercati risulta chiaro come anche il settore ortofrutticolo nazionale stia subendo gli effetti dell’aumento dei costi dell’energia e del recente abbassamento delle temperature.
I forti rialzi dei prezzi all’ingrosso registrati nell’ultima settimana, per qualche prodotto in particolare, oltre a dipendere dai recenti cambiamenti climatici, dipendono anche dall’aumento dei costi dell’energia elettrica, utilizzata per il riscaldamento delle serre, per l’attivazione delle pompe di irrigazione, così come l’aumento dei costi dei concimi e delle plastiche utilizzate (i teli per coprire le serre ne sono un esempio). Nello specifico, rispetto allo scorso anno, i prezzi all’ingrosso dei prodotti maggiormente colpiti da questi due fattori sono quelli dei pomodori (+35%), delle melanzane (+37%) e delle zucchine (+52%).
I danni climatici
A causare forti rialzi ci ha pensato anche l’andamento climatico. Andando per ordine cronologico, la siccità della scorsa estate ha determinato il calibro delle arance che quest’anno sono per lo più medio-piccole. La poca disponibilità di prodotto di calibro grande ha fatto balzare i prezzi del 31% rispetto a un anno fa. In questo caso, però, l’abbassamento delle temperature ne ha migliorato la qualità, soprattutto quella delle arance pigmentate. Schizzati di oltre il 175% i prezzi dei finocchi, rovinati a causa del freddo.
Le gelate hanno danneggiato anche la produzione di carciofi e la loro qualità, incrementando i prezzi del carciofo violetto senza spine e del carciofo violetto tema rispettivamente a del 52 e 32 per cento. Tuttavia, per questo prodotto, continua a registrarsi un buon andamento delle vendite.
Le scarse scorte di carote in attesa della nuova produzione, proveniente soprattutto dal Siracusano, ha causato un aumento del prezzo generalizzato in tutti i mercati di oltre il 27% rispetto a 12 mesi fa.
Fonte: Italmercati – Bmti