Ingrosso

Edoardo Ramondo (T18): “Chiudo con l’ortofrutta”

Le motivazioni dell’imprenditore e le reazioni di storici fornitori (Francesca Nadalini) e Fedagromercati (Valentino Di Pisa)

Chiude i battenti domani il Gruppo T18, azienda di riferimento e storica realtà attiva nella produzione e commercializzazione di prodotti ortofrutticoli a livello nazionale. La notizia è ufficiale e l’Ad del Gruppo torinese, Edoardo Ramondo, non si sottrae alle spiegazioni. “Si tratta di una decisione sofferta, ma lucida, frutto di una lunga riflessione su un futuro sempre più incerto per le aziende operanti nella produzione e distribuzione di frutta e verdura – dice l’imprenditore a myfruit.it – Da domani chiudono il posteggio al Caat – Centro agroalimentare di Torino e le tre società del Gruppo, Agro T18 Italia, Fv-Effevi (la società che importa, matura e distribuisce banane, ndr) e Ramondo, l’azienda all’ingrosso operativa all’interno del Caat”.

Alla base della decisione, prima di tutto la crisi dei mercati. “La logistica è stravolta e ha cambiato il potere contrattuale – prosegue Ramondo –  Se prima eravamo il baricentro, o il collo di bottiglia, adesso ci sono la grande distribuzione organizzata e mille piccole realtà estremamente dinamiche che, sotto la bandiera della comodità, sanno soddisfare il consumatore. Una  disgregazione dell’offerta che danneggia tutti”.

Per Ramondo il Covid ha solo esasperato i cambiamenti già in atto, per quanto riguarda sia le modalità di acquisto, sia la logistica dei prodotti ortofrutticoli freschi. “Se durante il lockdown abbiamo tenuto, finita l’emergenza le persone hanno ripreso la vita normale. Così ora stiamo assistendo a un crollo dei consumi dei prodotti freschi e a una netta ripresa per i prodotti a elevato contenuto di servizio”.

“Per una realtà strutturata come la nostra, non ci sono più le condizioni. Guardando avanti non ho visto soluzioni sostenibili a breve termine ma, invece, almeno nove motivazioni che porteranno alla rovina l’ingrosso di ortofrutta. Per questo ho deciso di chiudere ora, con i conti in ordine, dopo avere pagato Cud, Tfr, tredicesime, mentre i fornitori riceveranno presto le competenze di novembre”, conclude Edoardo Ramondo che, però, non terminerà domani la propria esperienza imprenditoriale.

I fornitori storici, Nadalini: “Una scelta che fa riflettere”

“Una cosa è evidente, il lavoro in ortofrutta oggi è assolutamente da temerari – dice Francesca Nadalini, responsabile dell’omonima azienda di famiglia con sede a Sermide (Mantova), da anni fornitrice della T18 – Non si tratta soltanto di prendere il prodotto e farlo arrivare a destinazione, ma – sempre di più – di gestire complessità e problematiche. La chiusura della T18 per noi fornitori decennali è una grande perdita, anche per il posizionamento della nostra marca e ci pone davanti a interrogativi sui quali servirà riflettere”.

Il rammarico di Valentino Di Pisa e di Fedagro Torino

“Sono rammaricato che un’azienda storica e innovativa come questa abbia chiuso però bisogna cercare di fare il possibile per andare avanti senza abbandonare il campo. Il settore dell’ingrosso ortofrutticolo è vivo e vegeto, nonostante le complessità degli ultimi anni, e bisogna cercare di uniformarsi alle esigenze dei consumatori e dei clienti, adeguandosi ai trend del comparto, dato il valore del tessuto economico imprenditoriale delle piccole e medie imprese italiane e del loro ruolo per l’intero sistema nazionale”, commenta il presidente nazionale Fedagromercati, Valentino Di Pisa.

Per i grossisti Apgo-Fedagro Torino non si può dedurre uno “stato di sofferenza generalizzata del settore e ancor meno del Centro agroalimentare di Torino” anche se è innegabile che ci si trovi “davanti a un momento storico in cui è necessario evolvere e sviluppare le proprie aziende, questo può spaventare, ma rappresenta anche un’opportunità che certamente alcuni operatori sono più pronti a cogliere, alcuni hanno già colto, mentre altri incontrano maggiori difficoltà. Ciò nonostante, il settore di compravendita all’ingrosso di prodotti ortofrutticoli pare reggere meglio di altri settori le difficoltà di un sistema economico globalizzato, in rapida evoluzione e privo di quella stabilità che caratterizzava tutti i mercati fino a 20 anni fa”.

Insomma, la visione offerta dall’amministratore delegato del gruppo T18 viene considerata troppo pessimista e, pertanto, non condivisibile. “Certamente le sfide da affrontare sono e saranno molte (nuove esigenze del consumo, rivalutazione dei mercati di piazza, e-commerce e servizi offerti, sicurezza alimentare, ecc.), ma rispetto ad altri settori, proprio per le sue caratteristiche intrinseche (alta specializzazione, alta deperibilità e stagionalità della merce, necessità di infrastrutture territoriali importanti) è meno sottoposto alla concorrenza diretta delle grandi multinazionali, purché sappia aggiornarsi costantemente e adeguatamente. Il Mercato all’Ingrosso di Torino dà segnali, seppure lenti, di crescita non soltanto in termini di volumi, ma anche di sviluppo aziendale in termini di transizione digitale ed ecologica e i suoi operatori grossisti, insieme all’Associazione Apgo-Fedagro, sono pronti ad affrontare i nuovi scenari e a coglierne le opportunità”.

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