Il caldo torrido fa vendere le angurie, un po’ meno i meloni e non c’è pace per gli ortaggi: troppa offerta e consumi in ribasso. Si difendono pomodori e peperoni, ma zucchine e melanzane si (s)vendono a pochi centesimi. Buoni i prezzi per le pesche, ma c’è troppo prodotto di piccolo calibro, bene l’uva siciliana in attesa di quella pugliese. Frena ma non troppo il consumo delle mele, bene le ciliegie del nord e le fragole del Trentino.
Da Rimini: “Valorizzare le albicocche”
Al mercato all’ingrosso di Rimini si vende bene per il fine settimana, ma negli altri giorni il ritmo degli scambi commerciali non è frenetico, come spiega a myfruit.it Alessandro Marchese, presidente di Fedagro Rimini. L’imprenditore è molto vicino al mondo agricolo: “Secondo me i produttori locali di albicocche dovrebbero estrarre più valore dal loro prodotto, raccolgono e vendono subito ma potrebbero farlo con più margine”. Si fa il conto con le difficoltà della stagione romagnola: “Per pesche e nettarine c’è abbondanza di frutti piccolissimi. C’è chi non li raccoglie, non ne vale la pena. Al Sud la situazione è diversa, c’è quantità e qualità importante sia per calibro sia per gusto. E si spuntano prezzi sostenuti: il calibro 18 a 2,50/3 euro, il 24 quota 1,30/1,50 euro. Dobbiamo dare valore alle produzioni perché tante aziende agricole stanno soffrendo”.
Disastro meloni emiliani
Sulla frutta estiva il manager sottolinea: “I meloni sono un mezzo disastro, quotano 0,70/0,80 euro, origine emiliano-romagnola, ma c’è poca attenzione per l’articolo. Si salva qualche marchio particolare e di nicchia”.
Sul buon andamento del prodotto di qualità vale lo stesso discorso per l’anguria. “Il prezzo medio è 0,40/0,45 euro, ma ci sono alcune marchi come, per esempio, GustoPuro che si riesce a vendere a 1 euro. Parlano i riconoscimenti ricevuti e la qualità paga”.
Le ciliegie? “Con il prodotto locale siamo alla fine, c’è ancora qualcosa della zona di Roncofreddo e qualche varietà più tardiva, infine Vignola Igp, ma siamo già in Veneto e qui vendiamo un calibro 30/32 a 5/6 euro. Un prodotto calibrato, scuro e croccante“.
Difficoltà a vendere gli ortaggi
Soffre il reparto ortaggi: “A parte il ciliegino intorno ai 2 euro, il resto degli mostra difficoltà. Non riusciamo a dargli valore, manca il consumo che ci dovrebbe essere, calato del 20% rispetto alla serie storica. Abbiamo dei picchi nel fine settimana. Sui prezzi la zucchina locale striata si vende a 0,50/0,60 euro, le melanzane veronesi al massimo raggiungono 0,70 euro mentre quella lunga quota 0,80/0,90 euro”.
A Pescara la concorrenza dei produttori
Al mercato di Pescara incontriamo Vincenzo Palestini, referente di Fedagro Pescara e presidente nazionale del gruppo giovani dell’associazione, che scatta la foto dei movimenti di mercato: “Luglio è sempre in frenata, abbiamo il mercato parallelo di produttori, in particolare del pomodoro a sfera. Per tre mesi la fanno da padroni, ma il mercato con loro diventa attrattivo“.
Gli articoli più richiesti? “Tante angurie e meloni. Le prime da Lecce, a campo aperto, quotano 0,45/0,50 euro. Parliamo di un buon prodotto; dal Mantovano la merce quota 0,70/1 euro. Per i meloni ci sono gli emiliani dal Ferrarese intorno a 0,80/1 euro, il Mantovano Igp a 1,30/1,50 ed è molto apprezzato, abbiamo anche il nostro prodotto locale”. Sul fronte ciliegie queste le origini e i prezzi: “Dal Trentino intorno ai 6 euro con la prima scelta, il prodotto emiliano-romagnolo quota 4/4,50. Le mele si vendono ma siamo in un periodo stanco, poi abbiamo la coda lunga delle arance egiziane e l’arrivo di quelle sudafricane e siamo 1,20 euro il chilo“.
Pesche abruzzesi, ma pure spagnole
A Pescara le pesche sono abruzzesi, ma come come sottolinea Palestini: “Il locale si vende a 0,80/1 euro con calibro medio/piccolo e alla rinfusa; la nettarina Big Top da Cesena 1,70/180, ma manca il calibro grande. Abbiamo anche prodotto spagnolo, agli stessi prezzi. Le albicocche romagnole sono a 2,.30/2,50, siamo quasi alla fine con l’offerta dalla Basilicata e i prezzi, quindi, stanno risalendo”. Infine l’uva: “Sia la Vittoria sia la Black Magic siciliana da Mazzarrone vanno da 2,50 ai 3 euro“. Altri prezzi: kiwi cileno 2,80/3 euro, le percoche spagnole 2,30/2,50, le saturnine sempre spagnole a 2 euro mentre le fragole dal Trentino a 12/13 euro il collo da 2,50 chili.
Abbondanza e prezzi bassi per gli ortaggi
Sul fronte degli ortaggi si riscontra qualche problema: “Zucchine e melanzane quotano 0,60/0,70 euro. C’è abbondanza di merce, anche prodotti locali. I peperoni siciliani sono a 1,50/1,60, i pomodorini Pixel 1,80, Ciliegino 2,50 euro ma sta finendo per il troppo caldo. Infine il grappolo a 1,60 euro parlo sempre di merce buona”.
A Torino il caldo ha spinto angurie e meloni
“A Torino registriamo un po’ il calo della domanda, meno vendite da quando tre settimane fa sono state chiuse le scuole, ma restiamo in territorio positivo”. Analisi di Stefano Cavaglià, presidente di Fedagro Torino, che sul fronte degli articoli racconta: “Il caldo torrido ha spinto la domanda delle angurie e dei meloni, questi sono intorno a 1 euro. Su pesche e albicocche manca il prodotto locale e cerchiamo anche quello estero. E’ difficile avere prodotto di buona qualità, ma alla fine lo assicuriamo ai clienti. I prezzi sono sostenuti: 1,30/1,70 per la pezzatura intermedia, le albicocche di buona qualità intorno a 1,50/2 euro”.
Ottima campagna locale per i mirtilli
Le ciliegie? “Le piemontesi quotano 3,80/4,80 euro, quelle dall’Alto Adige 3,80/5 con qualche picco superiore. Le fragole dal Trentino sono a 4,50/5,50 euro il chilo con una vendita concentrata sul fine settimana. Siamo sul finire di stagione per i mirtilli piemontesi, quotati 4,5/5,50 euro, si è fatta una buona stagione, senza difficoltà. In parte grazie a una buona esportazione che ha alleggerito il mercato interno”. Concludiamo il giro nel reparto frutta con le mele che tengono i prezzi della media di stagione, si nota un rallentamento ma il consumo tiene. In particolare per la Golden.
Soffrono gli ortaggi, si vendicchia il cavolfiore dal Trentino
Come vanno gli ortaggi? “Erano in ribasso, ora si vede un certo rialzo: le zucchine con fiore sono intorno a 1 euro; si vende il pomodoro Cuore di Bue piemontese da 1 a 1,50 euro, forbice ampia perché c’è molta differenza nella qualità di prodotto, il Pixel a 1,30/1,50″. Interessante “il cavolfiore dal Trentino che si vende a 1,10 euro e c’è un discreto consumo, fanno questo prodotto di controstagione che funziona”. Scenari estivi? “Speriamo nel turismo, sia nelle montagne piemontesi e valdostane, sia nella costa francese. Vendiamo a Nizza, ma arrivano anche clienti da Marsiglia”.