Ingrosso

Veneto: i mercati si confermano in affanno

In tre anni perse 100mila tonnellate di ortofrutta. Giù anche i valori (-9,8%). Resta il ruolo di piattaforma di ridistribuzione strategica

I prodotti ortofrutticoli veneti scambiati sui mercati regionali non arrivano, nemmeno nel 2019, al milione di tonnellate. E’ questo il primo dato che emerge dal Report dell’Osservatorio economico agroalimentare di Veneto Agricoltura. Il che evidenzia, ancora una volta, il trend in flessione che ha preso avvio nel 2011. Ma c’è di più: perché il dato del 2019 – pari a circa 814mila tonnellate – non solo conferma la tendenza, ma indica una flessione ritenuta rilevante, pari al 6% rispetto al 2018 (-5,8%).

Gli ortaggi restano il prodotto più scambiato – poco meno di 430mila tonnellate (-0,8% rispetto al 2018) – con una quota pari al 52,8%. Seguono la frutta fresca – 265mila tonnellate in meno (-6,7% rispetto al 2018) – con una quota del 32,6%, e gli agrumi (112mila tonnellate, -2,2%), pari al 13,8%. Residuale (meno dell’1%), ma in crescita, la frutta secca: circa settemila tonnellate, il che significa +21,2 % rispetto all’anno precedente.

Anche in termini di valore, si registra una flessione rispetto al 2018: circa 766 milioni di euro, pari a una contrazione del 8,9%. A determinare questo risultato, non solo la diminuzione delle merci, ma anche il prezzo medio dei prodotti scambiati sui mercati, sceso a 0,95 euro/kg (-3% rispetto al 2018).

I mercati all’ingrosso sotto la lente

A determinare i numeri appena descritti, le dinamiche delle singole tipologie di mercati. Su quelli di redistribuzione – Verona, Padova e Treviso – si assiste, dal 2008, a una fase di recessione, intervallata da lievi riprese in alcuni anni. Ma nel 2019 si è registrato un ulteriore calo dei volumi scambiati: -4,3%Padova,  -3,2% Treviso e  -8,1% Verona. Da rilevare che, negli ultimi due anni, le quantità scambiate in questi mercati è scesa al di sotto di quella del 2000. Nonostante questo dato, i mercati di redistribuzione continuano a sorreggere gli scambi mercantili con una quota dell’83,2% del totale della merce veicolata, sebbene negli ultimi tre anni le merci in transito siano diminuite di oltre 100mila tonnellate (4mila nell’ultimo anno).

 Andamento degli scambi per tipologia di mercati all’ingrosso

Nei mercati alla produzione, invece, le merci scambiate si attestano a circa 55.640 tonnellate, in diminuzione rispetto al 2018 (-4%): nell’ultimo biennio la quantità è scesa a meno della metà rispetto a vent’anni fa. Gli scambi sono concentrati per circa l’87% in soli cinque mercati: Lusia (Rovigo), Chioggia (Venezia), Rosolina (Rovigo), Villafranca (Verona) e Valeggio sul Mincio (Verona).

Quanto ai mercati al consumo, le quantità gestite si attestano a 80.850 tonnellate (-6,9% rispetto al 2018), confermando il trend in diminuzione nell’ultimo triennio. Si rileva, però, che nonostante questa flessione, negli ultimi dieci anni siano gli unici ad avere una dinamica positiva delle quantità in transito.

Da dove arrivano i prodotti?

Flussi si merce nei mercati all’ingrosso: confronto tra provenienze e destinazioni

Il confronto tra flussi in e out di merce per territorio di provenienza e destinazione evidenzia un aumento delle provenienze comunali, provinciali e regionali a discapito degli arrivi dal territorio nazionale (escluso il Veneto) la cui quota sul totale passa dal 54,3% al 52,4%. In aumento gli arrivi provenienti dall’estero, che salgono di circa mezzo punto percentuale (dal 23,7% al 24,1%).

In termini di destinazioni, il Veneto funge da piattaforma di rilancio dei prodotti ortofrutticoli: riceve le merci provenienti a livello nazionale, per la maggior parte dal sud Italia, e le ridistribuisce nelle altre Regioni e, anche, all’estero.

L’ortofrutta veneta non va lontano

Destinazione delle merci in uscita

E proprio sull’export l’Osservatorio evidenzia una riduzione delle merci inviate fuori confine rispetto all’anno precedente (295mila tonnellate, -2,1%).

Sono però in calo anche le spedizioni indirizzate in ambito nazionale: -3,7%, per un valore pari a circa 134mila tonnellate. Diminuiscono pure i prodotti ortofrutticoli che restano all’interno dei confini regionali: 384mila tonnellate, e cioè -3,2% rispetto al 2018. La quota di questi ultimi, però, resta stabile, intorno al 47%.

Destinazione delle merci all’estero

Analizzando il dettaglio per regione, emerge che i prodotti ortofrutticoli veneti non vanno lontano.

A livello nazionale la maggior parte viene indirizzata verso il nord Italia, precisamente Trentino Alto Adige (36%), Lombardia (24%) ed Emilia Romagna (19%).

Anche per l’export vale la stessa regola: le merci raggiungono i paesi di prossima vicinanza all’Italia, quindi Austria (21%), Slovenia (19,3%), Croazia (18%) e Germania (16,5%).

Import: in testa l’Ue

Quanto all’import, come già registrato negli anni scorsi, il 60% delle importazioni – il che significa 120mila tonnellate di prodotto – provengono dall’Unione europea: l’82% da Spagna e Paesi Bassi, i quali effettuano il 50% delle spedizioni di frutta verso i mercati veneti.

Provenienza delle merci dall’Italia e dall’estero

Sono invece in decrescita le importazioni dal Sud e dal Centro America, così come dall’America del Nord: 48mila tonnellate, il che significa -8,3% rispetto al 2018. In calo anche la merce proveniente dall’Africa – un po’ meno di 19mila tonnellate, il che significa il 9,5% in meno – e restano residuali le quote provenienti da Asia e Oceania, rispettivamente 2,2% e dell’1,2% sul totale delle provenienze.

L’ortofrutta veneta viaggia su gomma

Infine, due parole sulla logistica delle spedizioni. L’Osservatorio rileva, per la merce in entrata, una leggera flessione dell’utilizzo dei bilici (58,9%), mentre aumenta la merce trasportata con autocarro, la cui quota sale al 32,4%; in crescita anche le merci introdotte con altri mezzi di trasporto, quali ad esempio trattori agricoli o furgoni, che rimangono tuttavia una categoria residuale (8,7%). Per il trasporto della merce in uscita, l’autocarro (in crescita) ed il bilico si confermano i due principali mezzi di trasporto. Sale, di oltre un punto percentuale, la quota di utilizzo di altri mezzi (furgoni e furgoncini), attestandosi al 13,6% del totale.

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