Sui mercati arrivano le prime clementine nazionali, ma sono precoci e non conquistano il consumatore, schizza in alto il prezzo delle zucchine che si vendono fino a 3,50 euro il chilo, timida ma importante la risalita del prezzo del pomodoro così come quello dell’uva. I cachi? In alcuni mercati c’è richiesta, in altri meno. Il quadro generale non è esaltante, ma sono gli stessi grossisti a sottolineare come ottobre e novembre siano i classici mesi di stanca. Quest’anno però non aiuta il clima di incertezza del Paese che vede una consistente riduzione dei consumi fuori casa.
A Verona le zucchine schizzano a 3,5 euro. Ripresa tiepida per pomodoro e uva
I frutti di stagione iniziano ad imporsi a Verona come racconta a myfruit.it Marco Benedetti, ispettore del mercato veneto: “Vanno abbastanza i cachi, una domanda discreta e senza rimanenze. I prezzi vanno da 1 euro fino a 1,60/1,80 per le pezzature più grandi. Spuntano un prezzo un po’ più alto quelli di origine emiliano-romagnola rispetto a quelli locali. E’ avviata la vendita delle clementine nazionali, con il prodotto di origine calabrese a foglia, più qualcosa dalla Basilicata, e a seconda delle pezzature si arriva fino 1,80 partendo da 1,20. Sulla qualità c’è da dire che devono ancora maturare. Stanno finendo ma hanno raggiunto la maturazione giusta e sono di buona qualità organolettica i Miyagawa origine Sicilia che quotano dai 0,70 fino a un massimo di 1,20″. E’ stato un brutto anno per l’uva, ma da Verona parlano di: “Un tiepido risveglio, non siamo più sotto l’euro e il prodotto buono, quello sotto telo, arriva a punte fino a 2 euro”. Il dato più clamoroso in termini di prezzo sono le zucchine decisamente supervalutate come ci conferma Benedetti: “Venerdì scorso e poi lunedì i prezzi sono schizzati verso l’alto: i prezzi minimi vanno da 2,50 euro e si può arrivare fino a 3,50 euro. L’origine del prodotto è locale, poi dal Lazio e inizia ad arrivare il primo prodotto dalla Sicilia”. Sale pure il pomodoro: “Il grappolo va da 1,50 a 1,80, il ciliegino di origine siciliana o da Fondi parte da 1,80 per arrivare a 2,30 euro. Infine il datterino ha una forbice molto ampia: da 2,50 fino a 3,50 mentre cala il cavolfiore che da 2 euro è sceso a 1,20/1,40 mentre l’insalata di media è sotto l’euro“.
A Fondi risale il pomodoro: “Ma dopo aver pianto nei mesi scorsi”
Elio Paparello, vicepresidente vicario di Fedagro Fondi, prima scatta una fotografia generale: “L’andamento è lento e sarà sempre peggio nelle prossime settimane come è tipico di questi mesi”. Sulla frutta di stagione? “Abbiamo le clementine spagnole, ma bisogna aspettare“. Insomma il prodotto deve ancora tutto maturare. “Stanno andando bene il cavolfiore, la verdura a foglia larga e poi registriamo la ripresa dei pomodori, quello locale a grappolo quota da 1 a 1,60, la forbice è ampia perché il prodotto cambia tantissimo. Un buon prezzo visto che ad agosto e settembre si è pianto di brutto“. E i cachi? “Sono intorno a 1 euro. C’è il caco maturo e la varietà vaniglia, ma non vedo una gran richiesta e negli ultimi giorni il maltempo ha rallentato i consumi”.
Anche a Milano le clementine non convincono
A Milano facciamo sosta con Bruno Barcella, vicepresidente Fedagro Milano, che debutta così: “I volumi non sono eccellenti, non mi convincono rispetto ad ottobre scorso anche se non è mai stato un mese di grandi vendite mentre sulla gamma dei prodotti siamo ancora nel limbo. Per gli agrumi, per esempio, siamo ancora nel precoce e non siamo ancora entrati nel vivo della campagna. Le clementine non sono al massimo e non c’è ancora il clima giusto. Stanno arrivando i cachi, ma non hanno grande importanza nell’economia del mercato. Il caco tradizionale perde sempre più di interesse, le produzioni vanno sempre più calando Un frutto che è cambiato tanto, ha preso piede quello duro che è più gestibile. Chi ha imparato a consumarlo si trova anche bene, a discapito del caco molle, considerato il frutto delle persone anziane e nostalgiche ma non attira i giovani”. Sugli ortaggi spicca il prezzo delle zucchine: “Mediamente una buona sta dai 2 ai 2,50 euro. Un gran prezzo per chi produce ma in questi casi ci sono sempre problemi di produzione”.
Firenze: “Ogni giorno calano i volumi”
Nel capoluogo toscano, come negli altri mercati, si vede il calo degli scambi: “Sta crollando tutto a picco, i volumi diminuiscono giorno dopo giorno. Anche se è fisiologico questo arresto a ottobre e novembre, per poi riprendere a inizio dicembre. Poi si hanno altri periodi di rallentamento come alcune parti dei mesi estivi”. L’analisi di Aurelio Baccini che, oltre che rappresentante dei grossisti fiorentini, è vicepresidente nazionale dell’associazione Fedagro. Riguardo la trasmissione Presa Diretta, ai minuti dedicati al rialzo dei prezzi durante il lockdown, dice: “Sono il frutto di diversi fattori straordinari che hanno aggravato i costi e non manovre speculative. C’era meno manodopera in campagna e nei magazzini, si lavorava con più costi, mancavano i viaggi di ritorno quindi la spesa del trasporto non si divideva e poteva passare dai 1.800 ai 3.000 euro. Questi i conti”.