L’ortofrutta non è un pranzo di gala. All’interno della filiera ci sono troppi perdenti: quei lavoratori pagati pochi euro l’ora per una giornata di lavoro che inizia all’alba e finisce a sera, i produttori che devono rinunciare fino al 24% del loro fatturato per entrare in alcuni circuiti di vendita e, soprattutto, il meccanismo infernale delle aste. Quelle a doppio ribasso che le più importanti insegne della Gdo hanno messo al bando ma che persistono con chi si è inventato un sistema ancora più diabolico che moltiplica all’infinito le richieste di sconto pur di ottenere il prezzo voluto. La trasmissione Presa Diretta, ieri sera, ha mostrato, pure con alcune generalizzazioni e superficialità in particolare sul tema dei prezzi di alcuni prodotti che hanno subito gravi danni per il clima e non movimenti speculativi, anche esempi positivi come la buona pratica No Cap che mette insieme lavoratori, produttori, industriali della trasformazione e catene della Gdo. Qui si è tutti vincitori ovvero Win–win.
Il giusto prezzo? Il grande sconfitto
La trasmissione di Riccardo Iacona ha mostrato la corsa al banco frutta e verdura durante il lockdown. Una grande vendita per i nostri prodotti agricoli con: “Un picco del 22% per i prodotti freschi e i prezzi della verdura che sono aumentati per il consumatore fino all’8,4%“. Troppo secondo gli autori del programma che hanno contattato i rappresentanti della Gdo e girato per alcuni mercati italiani a iniziare da quello di Fondi, dove ci si lamentava di non potere realizzare grossi margini. Per chi vende frutta e verdura il problema maggiore è rappresentato dalle aste che, pur bandite, continuano, secondo alcune testimonianze raccolte, sotto altre forme: “Una richiesta di prezzo alla cieca e continua“, ha raccontato chi dice di aver vissuto questa esperienza. Tra i protagonisti della Gdo chi ci ha messo la faccia è stata Coop Italia con Claudio Mazzini, responsabile commerciale settore freschissimi, che ha raccontato: “Abbiamo dei rapporti costanti con i nostri fornitori e concordiamo con le loro anche le promozioni. Ci sono alcuni che ci chiamano e propongono gli sconti quando hanno un eccesso di produzione”. Si può fare garantendo la giusta remunerazione.
Il sottocosto distrugge valore
Iacona ha mostrato alcuni volantini con le offerte della Gdo – in particolare ci si è soffermati su quello con l’anguria a 1 centesimo di Eurospin della vigilia di Ferragosto – dove la pratica del sottocosto è abbondantemente utilizzata. E chi paga? Il produttore che per poter essere presente in alcuni scaffali deve scontare tanto, compreso il 2% per le fidelity card del consumatore finale. Per di più il sottocosto fa scendere il valore percepito di un bene quando viene svenduto a pochi centesimi di euro.
Rimedi? La norma sulle pratiche commerciali sleali che ha spiegato l’europarlamentare Paolo De Castro: “Ci sono 14 pratiche scorrette. Una, per esempio, è quello dello scalare l’invenduto. Se si mettono sotto stress i produttori i riflessi negativi si hanno sulla qualità del lavoro e del prodotto, quindi sulla salute dei consumatori“. Certe pratiche le conosce bene, per averle viste da vicino, Giuseppe Caprotti, ex di Esselunga, che sottolinea come ancora persistano.
NoCap per vincere tutti e la ministra Bellanova: “Aste indecenti”
Una nuova filiera senza sfruttamento e con i prezzi giusti che soddisfi tutti i protagonisti è possibile? Se lo sono chiesti gli autori di PresaDiretta che hanno documentato l’esperienza di NoCap ovvero no caporali ricostruendo la biografia politica e sindacale di Yvan Sagnet, presidente dell’associazione. Di cosa parliamo? Di un bollino etico che certifica che il prodotto che si porta a tavola non è frutto di sfruttamento. Orgoglioso l’imprenditore che mostra le busta paga dei lavoratori, parliamo di Giuseppe Appio amministratore op Primo che ha tanto creduto e investito sul progetto Iamme – Liberi di scegliere. Orgoglioso anche Francesco Pomarico, direttore operativo Gruppo Megamark, azienda della Gdo attiva in Puglia, Campania, Molise e Basilicata che rivendica la scelta: “Anche se si riduce un po’ il margine”. Iacona ha intervistato a anche la ministra delle Politiche agricole, Teresa Bellanova, che ha parlato del sistema del ribasso come “caporalato in giacca e cravatta. Le aste sono indecenti“.