Apofruit Italia (3.200 soci con 14 stabilimenti di lavorazione e 15 centri di ritiro e stoccaggio tra nord e sud Italia) ha liquidato le produzioni autunnali che hanno registrato buone performance con numeri importanti. Un’accorta politica commerciale e la valorizzazione attraverso la politica di marca hanno dato, nonostante il calo delle produzioni, risultati con variazioni ampiamente positive rispetto all’anno passato.
“Sono stati liquidati 193.774 quintali di prodotto contro i 225.224 del 2019 – spiega il direttore generale, Ernesto Fornari – un calo del 14% rispetto allo scorso anno. Nonostante questo, il prodotto autunnale 2020 dei nostri soci ha portato ad un valore totale della liquidazione del 15,9% in più rispetto al 2019, ossia a 10,737 milioni di euro. Mentre la liquidazione media al chilogrammo ha quasi raggiunto il 35% in più rispetto all’anno precedente (0,554 euro). Una boccata d’ossigeno dopo una campagna estiva distrutta dal freddo”.
Brillano mele, pere, kaki, uva
Nel paniere dei prodotti autunnali della cooperativa la parte maggiormente consistente è stata rappresentata dalle pere (39% del totale), dalle mele (21%), dall’uva (17%) e dai kaki (12%). Seguono susine Angeleno, pomodori, zucchine, kiwi. Significative anche le performance dei prodotti biologici che nel 2020 hanno totalizzato 55.689 quintali.
In particolare, sia nel biologico che nel convenzionale, si sono registrati risultati brillanti per mele Gala, uva da tavola, kaki e per le pere Williams, grazie soprattutto ai volumi prodotti dai soci. Per quanto riguarda i kaki, per esempio, grazie all’ottima qualità, si sono potute mettere in pratica tecniche di conservazione, che hanno permesso una più lunga campagna di commercializzazione (fino a dicembre) e quindi prezzi superiori rispetto agli ultimi cinque anni. L’uva da tavola è cresciuta sia nei prezzi che nelle quantità, raggiungendo il più alto quantitativo degli ultimi 10 anni nella produzione di uva senza semi. “La campagna dell’uva è stata molto interessante – osserva Fornari – caratterizzata da una stagione molto asciutta che ha favorito una produzione di qualità elevata che ci ha permesso di allungare i tempi di commercializzazione fino alla prima settimana di dicembre”.
“In merito alle pere Williams invece – spiega Mirco Zanelli, direttore commerciale di Apofruit Italia – dopo la minor produzione della scorsa stagione siamo tornati ai livelli normali e la commercializzazione è andata di pari passo permettendoci di collocare il prodotto sul mercato fino a tutto gennaio. Unico problema le difficoltà indotte dalla sovrapproduzione record delle pere biologiche rispetto al 2019, che ha innescato la speculazione del comparto industriale. Si conferma tuttavia un prodotto interessante sia per il mercato che per i produttori”.
Valutazioni tutte positive anche per le mele, di cui Apofruit ha commercializzato 40mila quintali delle diverse varietà prodotte in collina, in montagna e in pianura (Veneto, Trentino, Emilia-Romagna, Valsugana e Valtellina).
Angeleno a parte
“Un discorso a parte – sottolinea Fornari – merita la susina Angeleno, la cui produzione è concentrata soprattutto a Latina, che ha conseguito lo stesso risultato economico dello scorso anno nonostante una produzione inferiore dell’80% rispetto al 2019”.
La liquidazione della frutta autunnale, per Apofruit, è anche occasione per fare il punto degli impegni della cooperativa a sostegno dei soci. “Occorre sottolineare – dichiara il presidente, Mirco Zanotti – che il buon risultato è stato ottenuto anche grazie alle azioni messe in atto dalla cooperativa attraverso la sua riorganizzazione iniziata qualche mese fa. Ma non è tutto. La liquidazione dei prodotti autunnali ha inoltre permesso ad Apofruit di distribuire ai propri soci, certificati Bio e GlobalGap, circa 1 milione di Euro generato dalla costituzione del fondo cimice che va ad indennizzare i danni avuti dai produttori di mele, pere e kiwi dell’Italia settentrionale, area colpita da questo insetto alieno”.