Se è vero che il 2020 ha messo in evidenza l’importanza di una alimentazione sana e ha reso tutti più sensibili alla sostenibilità ambientale è altrettanto vero che il comportamento d’acquisto dei consumatori italiani è difficile da interpretare.
Paolo Pari, direttore di Almaverde Bio, la società consortile titolare del marchio leader del biologico italiano traccia una sintesi dell’annata evidenziandone luci ed ombre. Secondo la recente indagine Nomisma sul biologico in Italia, si parla di un valore, fino ad agosto 2020, di 4.258 milioni di euro con una crescita, rispetto al 2019 del 7% e un incremento in 10 anni del 142%.
Il freschissimo vale 308 milioni ed è generato dalla Gdo mentre l’e-commerce vale 46 milioni di euro. Cala drasticamente il fuori casa e, cresce impetuosamente l’export che vale 2.619 milioni di euro nel 2020 con una crescita dell’8% rispetto al 2019.
“Questa fotografia del valore del biologico italiano – prosegue Paolo Pari – va affiancata a una constatazione, che rileviamo ogni giorno in Almaverde Bio, il comportamento del consumatore è difficilmente decifrabile essendo condizionato dagli effetti dei diversi decreti sulla mobilità e sulle aperture dei negozi”.
“Se da una parte, durante il primo lockdown abbiamo assistito ad un approccio all’acquisto in cui i consumatori facevano la spesa prevalentemente una volta alla settimana e caratterizzato dall’effetto scorta, oggi questo atteggiamento sembra meno evidente, e anche se in parte è aumentata la frequenza d’acquisto e non ci sono file al supermercato, resta la volontà di fare tutto più velocemente e quindi diminuisce l’acquisto d’impulso e prevale l’acquisto programmato. Ovviamente – prosegue Pari – il driver fondamentale per il biologico resta sempre quello del benessere e del salutismo; sono queste due le motivazioni base che spingono a scegliere il biologico”.
“Le chiusure delle gallerie commerciali, nel mese di ottobre e novembre hanno condizionato molto i grandi ipermercati delle aree metropolitane e non solo, riducendo ovviamente anche le vendite nelle Isole Almaverde Bio presenti in tali aree. Credo – prosegue Pari – che questa situazione, legata agli ultimi Decreti, sia temporanea e possa arrivare una ripresa nell’ultimo periodo dell’anno, con le riaperture, ma qualsiasi previsione può essere smentita molto facilmente in questo periodo”.
L’ortofrutta, come sempre, gioca un ruolo preponderante nelle vendite di biologico e, per quanto riguarda Canova, la società del Gruppo Apofruit esclusivista del marchio Almaverde Bio, l’elemento da evidenziare in questa annata è la crescita dell’export (+ 22% rispetto al 2019). L’export è soprattutto orientato sul mercato europeo in particolare Germania seguita da Francia e Svizzera.
“Siamo in un momento chiave per il biologico – conclude Paolo Pari – considerando che il Farm2Fork prevede che almeno il 25% della superficie agricola europea debba essere biologica da qui al 2030 e che oggi ( dati 2019) in Italia, l’area destinata a biologico è il 15,8% della superficie agricola coltivata ( Fonte Nomisma) dobbiamo puntare a non banalizzarlo. Serve innovazione di prodotto, nuovi concept espositivi, nuovi format, declinazioni diversificate, sviluppo del biodinamico e tanta comunicazione diretta al consumatore per spiegare che il bio è produzione sostenibile per eccellenza e coinvolge a 360° i sistemi produttivi ma anche l’ambiente circostante, chi produce e chi consuma”.