Il 2023 è un anno particolarmente importante per Basilicata in guscio, la rete di produttori corilicoli che si sono accordati con Ferrero per la fornitura di nocciole alla multinazionale di Alba (Cuneo). A spiegare perché è Donato Lisanti, amministratore di Coribas società agricola, organo di gestione di Basilicata in Guscio.
“Stiamo continuando – spiega Lisanti – a mettere a terra nuovi ettari di noccioleto e, attualmente, siamo arrivati a quota 360. Siamo quindi pienamente in linea con il tabellino di marcia che ci eravamo prefissati alla vigilia di questo progetto e che prevede di raggiungere il traguardo dei 500 ettari entro il 2025″.
Ma la novità, appunto, è un’altra. “Proprio quest’anno, grazie agli impianti messi a terra nel 2018 e nel 2019, abbiamo potuto avviare ufficialmente l’accordo di conferimento ventennale con Ferrero. Le condizioni climatiche che abbiamo registrato durante la primavera e l’estate, purtroppo, hanno generato un calo produttivo medio del 10% rispetto a un’annata normale, ma siamo in linea generale soddisfatti, anche considerando quanto avvenuto in altre zone d’Italia. Per quanto ci riguarda, infatti, è stata più penalizzata la provincia di Matera, mentre la collina potentina si è ben difesa, anche perché storicamente è sempre una zona con un clima più fresco”.
Poi Lisanti rileva: “Il vantaggio di conferire a Ferrero sarà ancora più evidente, per tutti i soci che finora hanno aderito al progetto (ora sono arrivati a quota 118, ndr), durante il prossimo mese di marzo, quando come liquidazione si troveranno prezzi più alti rispetto a quelli attuali di mercato. Per la prima qualità, in particolare, si potranno avere anche incrementi attorno al 20%. Del resto, è un ragionamento condivisibile: Ferrero, da parte sua, richiede il rispetto di importanti parametri (materiale vivaistico certificato, analisi del terreno, delle acque, ecc.), quindi ci sta che sia disposta poi a riconoscere prezzi più alti alla produzione”.
C’è poi anche un sogno, più ampio rispetto agli obiettivi attuali. “L’ideale – prosegue Lisanti – sarebbe arrivare a una superficie di noccioleti superiore a mille ettari. In questo modo, si potrebbe pensare anche a realizzare determinate strutture di supporto, dallo stoccaggio, alla pulizia, all’essiccamento. Non è detto che un giorno non ci arriveremo: come imprenditori dobbiamo rimanere ambiziosi. Certo è – riflette Lisanti – che la pandemia ha lasciato il segno anche nella testa e nei comportamenti delle persone, che tendono sempre di più a fare progetti più breve, anziché sul medio-lungo termine”.
Contestualmente, intanto, sta prendendo piede anche un’altra iniziativa da parte di Coribas, che si integra con la produzione di nocciole. “Tre anni fa – fa notare Lisanti – siamo partiti con Ovè, un progetto che ha vinto una misura del Psr ed è seguito da Università di Potenza e Università di Salerno. Esso prevede l’introduzione nei noccioleti di galline ovaiole, con conseguente produzione di uova e, in contemporanea, il vantaggio di abbattere i costi di gestione dei campi, a partire da una sensibile riduzione dei passaggi con la trincia. Il produttore, poi, può ottenere anche una piccola liquidità immediata grazie alla vendita diretta di uova di alta qualità, tutte provenienti da galline allevate all’aperto e libere di razzolare dove vogliono. La linea di uova Ové la stiamo già proponendo a diversi negozi e, in questo periodo, stiamo dialogando con la Grande Distribuzione, per un’eventuale introduzione anche in questo circuito. Tuttavia, nonostante i buoni propositi manifestati in sedi istituzionali, dobbiamo constatare che da parte della Gdo si sta continuando ancora a fare troppa leva sul prezzo e il profitto”.