C’è molto da fare perché il comparto della nocciola possa essere rilanciato, sia nel Lazio (che con il Viterbese è una delle regioni a maggiore vocazione corilicola), sia nel resto d’Italia. A farlo presente, interpellato da myfruit.it, è Luca Di Piero, produttore di Civita Castellana (Viterbo), già pluripremiato per le sue creme spalmabili e per i suoi prodotti a base di nocciola.
“Per quanto riguarda il mio caso particolare – esordisce Di Piero – sono abbastanza soddisfatto di come è andata finora a livello commerciale. Puntando tutto sulla qualità, e avendo un laboratorio di trasformazione, ho trovato una clientela che ancora cerca prodotti di un certo tipo”.
Tuttavia, Di Piero è preoccupato per il sistema nocciola. “Mentre in passato – rileva – la coltivazione di un ettaro di corileto veniva a costare al produttore tra i 250 e i 300 euro, con gli aumenti dei costi che ci sono stati nell’ultimo anno siamo arrivati a mille euro l’ettaro. Contestualmente, il prezzo della nocciola Romana si è abbassato, passando dagli 8 punto resa dello scorso anno ai 6 di quest’anno. C’è anche, da parte di tanti consumatori, meno propensione all’acquisto. Del resto, chi ha uno stipendio normale, pensa prima a pagare le bollette e a fare le spese necessarie. Ma anche i messaggi negativi che si sentono in tante trasmissioni tv, non invogliano certo agli acquisti”.
Ci sono poi diverse altre questioni che rimangono aperte. “La zona del Viterbese – prosegue Di Piero – viene da due anni terribili in campagna. Nel 2021 non si è raccolto praticamente nulla a causa delle gelate tardive, nel 2022 si è raccolto la metà a causa della siccità. E anche per il 2023 le previsioni non sono rosee: basta fare un giro in campagna per accorgersi che le piante di nocciolo hanno risentito del grande caldo. Ci sono ancora tanti rami secchi e la fioritura non è affatto abbondante. In tale contesto, si inserisce il tema risarcimenti: gli indennizzi della gelata 2017 sono arrivati solo quattro anni dopo. Anche i danni della gelata del 2021 stanno arrivando solo ora. Ma un produttore, per la propria azienda, ha bisogno di liquidità e non di questi tempi biblici per essere indennizzato. E c’è di più. Non è nemmeno più possibile, infatti, pensare a un’assicurazione: i costi sono raddoppiati ed è aumentata la franchigia. Da 600-700 euro l’ettaro, che era ancora una cosa fattibile, siamo arrivati a proposte da 1.200-1.300 euro l’ettaro. Pure con alcune beffe, in questo settore: io stesso, infatti, un tempo ero assicurato, ma ci sono stati miei colleghi non assicurati che hanno ricevuto riconoscimenti maggiori dallo Stato rispetto a me che appunto mi ero appoggiato a una compagnia”.
Conclude Luca Di Piero: “Una ventina di giorni fa, insieme ad altri rappresentanti del mondo corilicolo, siamo andati a Roma, presso il capo di gabinetto del ministro dell’Agricoltura, per evidenziare i problemi che sta attraversando il nostro settore. In quell’occasione, abbiamo fatto presente i problemi delle assicurazioni, abbiamo chiesto una moratoria sui mutui e abbiamo pure fatto presente che sta entrando in Italia un quantitativo enorme di nocciole estere, ovviamente di qualità non paragonabile alla nostra, seppure prodotte con le nostre stesse varietà. Tali nocciole, prodotte a prezzi improponibili per un agricoltore italiano (ad esempio 4,30 euro punto resa), sono poi marchiate come prodotto nazionale e vendute anche a 1 euro in meno il chilo rispetto al prezzo di mercato. Così, si rischia di uccidere il nostro comparto. Auspico che il Ministero davvero intervenga e ritengo molto positivo quanto ci è stato riferito, ovvero che quest’anno il Masaf stanzierà 100 milioni di euro per i controlli sulle frodi agroalimentari. Ovviamente, mi auguro che il personale sia opportunamente formato: è difficile per chi non è del mestiere capire la differenza tra una nocciola italiana ed estera, ma si può imparare”.