Tempi difficili per chi fa mandorle di alta qualità. I prezzi del biologico, infatti, data la situazione internazionale, stanno subendo un ridimensionamento rispetto al 2021, con conseguente e comprensibile preoccupazione tra gli operatori.
A parlare è Francesco Armienti, titolare dell’azienda ArmientiBio di Poggiorsini (Bari), già pioniera del biologico negli anni Ottanta e da sempre esempio di agrobiodiversità.
“I prezzi – denuncia Armienti – si sono abbassati nettamente. Quest’anno nel bio siamo arrivati sotto i 7 euro il chilo, rispetto agli 8 euro del 2021. Diverso il discorso per il prodotto convenzionale, che è passato dagli iniziali 4 euro il chilo a 4,5-5 euro. Sono tutte dinamiche dovute alla situazione internazionale, con le industrie ancora molto prudenti nel fare acquisti, visto il contesto di grande incertezza. Tra l’altro, molte delle realtà che lavorano il biologico, per contenere i costi data la batosta che hanno subito con l’aumento di gas ed energia elettrica, si stanno rivolgendo anche al prodotto estero sia per quanto riguarda il convenzionale sia per il biologico. L’auspicio, ovviamente, è che tutto questo possa cambiare in fretta, con l’avvento del mese di dicembre, quando normalmente gli acquisti di mandorle sono piuttosto vivaci”.
Trasformare, un’idea per uscire dall’impasse
Ma c’è un modo per cercare di ovviare a una simile situazione? “Una strada – suggerisce Armienti – è senz’altro quella di trasformare in proprio, come sto cercando di fare anche con la mia azienda. Il prodotto trasformato, infatti, mantiene quotazioni molto più stabili, tuttavia al momento non lavoro più del 50% della mia produzione. Stiamo tuttavia facendo investimenti in tal senso, ma anche qui si ricade nel problema tra pre-covid e post-covid: dati gli aumenti e la disponibilità dei materiali, investimenti che prima si completavano in qualche mese, ora richiedono un periodo di tempo molto più dilazionato”.
Progetti di Dop
Di una cosa Armienti resta convinto: insistere sulla qualità e farla apprezzare e capire all’esterno. “Il 99% della mia produzione si concentra sulla cultivar Filippo Cea, che è quella tipica della nostra zona. Inoltre, all’interno della cooperativa di cui sono socio, abbiamo ripreso in mano il discorso per ottenere la Dop (Denominazione di origine protetta) sulla Mandorla di Toritto. Siamo ancora in fase embrionale come progetto, ma mi sto impegnando personalmente per ottenere questo importante riconoscimento, che andrebbe a vantaggio di tutto il territorio”.
Delle mandorle non si butta via niente
L’azienda ArmientiBio proseguirà inoltre anche il prossimo anno la partnership con Keeplife, per assemblare materiale legnoso di alta qualità attraverso l’utilizzo dei gusci delle mandorle. Tavoli, sedie ed elementi di arredo ottenuti da questa fonte, sono stati presentati all’ultima edizione del Fuorisalone della Milan Design Week.