Frutta a guscio ed essiccata

“Così ho fatto conoscere la coltura del nocciolo nel Biellese”

La storia di Luca Ribotto, tra i primi produttori a introdurre la corilicoltura in questo territorio

“Nel 2000 ero un ragazzo poco più che ventenne e molti mi hanno considerato un folle quando ho deciso di piantare nocciole nel Biellese. Invece, sono andato avanti per la mia strada, introducendo subito il metodo biologico, e oggi posso dire di aver fatto bene”. A parlare con entusiasmo delle sue nocciole e, più in generale, delle nocciole del Biellese è Luca Ribotto, titolare dell’azienda La Bessa, una realtà importante nel bio e in particolare della corilicoltura, non foss’altro per i canali commerciali che, nel tempo, lo stesso Ribotto ha saputo attivare.

“Con i nostri prodotti puntiamo alla nicchia – spiega Ribotto –In tale ambito, abbiamo una clientela professionale (laboratori, gelaterie, pasticcerie, ecc.), una privata e, in caso di eccedenze e piccoli calibri, anche industriale”.

Importante per il titolare de La Bessa è innanzitutto la campagna. “Nei nostri 10 ettari di noccioleto, abbiamo da sempre adottato il metodo biologico. La chimica non mi è mai piaciuta, quindi abbiamo deciso di avere meno rese (mediamente 15-16 quintali per ettaro contro i circa 20 del convenzionale) e costi maggiori, ma un prodotto decisamente migliore, quindi destinato a una clientela selezionata. Una scelta che rifarei anche domani”.

A proposito di costi, le cose stanno velocemente cambiando proprio in questo periodo, dati i repentini aumenti delle materie prime. “Normalmente – rileva Ribotto – per chi produce vero biologico, come faccio io, l’impatto dei costi in campagna è superiore di circa il 30% rispetto al convenzionale. Tuttavia ora, con i consistenti rincari registrati su varie voci, come i concimi, questa forbice si sta notevolmente riducendo”.

Come per tanti suoi colleghi, i problemi non mancano. “Lo scorso anno le gelate tardive hanno picchiato duro – rileva Ribotto – e ne abbiamo risentito in modo rilevante, tanto che abbiamo perso circa il 40% rispetto a un’annata normale. Sembra essere aumentata anche la cimice, che invece l’anno prima aveva dato meno problemi”. Tuttavia, ci sono anche motivi di soddisfazione: “Nel Biellese 20 anni fa nessuno conosceva una pianta di nocciolo. Oggi a Magnano non sono tanti i produttori di nocciole, ma quelli che ci sono fanno biologico”.

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