Frutta a guscio ed essiccata

Castagne: comparto in ripresa, ma attenzione alla concorrenza estera

Ivo Poli: “Tra le cose che penalizzano il nostro settore la mancanza di dati certi sui quantitativi prodotti”

Il comparto della castagna sta vivendo in Italia una situazione tra luci e ombre. Di incoraggiante, infatti, c’è una sostanziale ripresa della produzione dopo i minimi toccati negli anni scorsi. Inoltre, il flagello del cinipide in diverse zone appare sotto controllo. Dall’altra parte, però, continuano a esserci problemi irrisolti sia sul fronte produttivo (insetti e marcescenze), sia su quello dei numeri. In particolare, mancano dati certi sulla produzione castanicola nazionale. A fotografare la situazione è lo stesso Ivo Poli, presidente dell’Associazione nazionale “Città del Castagno”.

Il bilancio del 2021

Tracciando un bilancio del 2021, Poli spiega: “In Italia abbiamo registrato una produzione a macchia di leopardo, anche a causa della grande siccità della scorsa estate. Per fare qualche esempio, abbiamo avuto zone, come l’Emilia, dove questa sofferenza si è fatta particolarmente sentire. In Toscana l’andamento è stato sostanzialmente nella media, abbastanza soddisfacente è stata la campagna in Piemonte e in Calabria, in Trentino si è raccolto qualcosa di più. Di positivo, nel raccolto 2021, c’è stata la mancanza di prodotto bacato e di marciume, quindi una buona qualità in linea generale”.

E’ mancato, invece, qualche ritocco sul prezzo. “Le quotazioni non sono state buone – riprende Poli – anche a causa della concorrenza di prodotto estero. Purtroppo, manca ancora la conoscenza, da parte di molti operatori e consumatori, della qualità superiore delle nostre castagne, rispetto a quelle di provenienza estera. Il frutto della Castanea sativa, spesso raccolta da alberi secolari, si adatta infatti perfettamente a un consumo fresco e a farine di qualità, mentre i frutti di castagno che acquistiamo da altre nazioni europee, magari risultato di nuovi ibridi, hanno il vantaggio che sono grandi e si pelano bene, quindi sono ottimali per l’industria, ma non sanno sostanzialmente di nulla. Tanto che, in gergo, le chiamiamo patate”.

Mancano i dati sulla produzione

Poli denuncia anche un altro aspetto del comparto castanicolo italiano che sarebbe da sistemare al più presto. “Non sappiamo attualmente – spiega – quali siano i quantitativi che sono prodotti in Italia. da questo punto di vista manca un coordinamento ministeriale, poi va tenuto presente che il 90% di coloro che fanno castanicoltura, sono piccoli o piccolissimi produttori, che spesso non hanno nemmeno la partita iva. Difficile, quindi, risalire a certi numeri. Tanto che, quando vengono dati, si tratta per lo più di sensazioni e percezioni, più che di cifre reali. Possiamo soltanto dire che la castanicoltura in Italia è senz’altro in ripresa, anche se rimangono diversi problemi da affrontare”.

Altri problemi irrisolti

A proposito di problemi, Poli segnala: “Del cinipide non ne voglio neanche parlare. E’ stato fatto in anni recenti un ottimo lavoro di lotta biologica su tutto il territorio, quindi oggi possiamo dire che è stato trovato un sostanziale equilibrio sotto questo punto di vista. Poi, bisogna tenere sempre presente che il leone non mangerà mai tutte le gazzelle. Piuttosto, occorre affrontare la questione del marciume, che già diverse università stanno studiando, così come la lotta a certi insetti molto dannosi, in particolare tre tipi di cydia e il balanino, che si nutrono del frutto. Inoltre – prosegue Poli – è diventato oggi più difficile fare manutenzione al castagneto, perché sono stati tolti dal Psr quei contributi che venivano dati sulla potatura. Un’iniziativa del tutto sbagliata considerare un castagneto alla pari di un frutteto, perché si scarta automaticamente tanto del suo valore intrinseco, a partire dal presidio del territorio e dalla sicurezza idrogeologica che spesso garantisce un castagneto ben curato”.

Un’adesione convinta al coordinamento nazionale Frutta in guscio

Anche Città del Castagno, infine, ha aderito al neonato coordinamento nazionale della Frutta in guscio italiana. “Abbiamo accettato volentieri di farne parte – conclude Poli – perché riteniamo sia utile veicolare unitariamente fondi del Ministero nella promozione e valorizzazione della frutta in guscio”.

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