Forse non tutti lo sanno, ma anche la Liguria vanta una lunga tradizione nella coltura della nocciola, che negli ultimi decenni del Novecento è andata perdendosi, ma che oggi qualcuno, con tanta tenacia e forza di volontà, sta cercando di recuperare. Uno dei principali protagonisti di questo percorso è Fabio Benvenuto, che non solo è titolare dell’azienda che porta il suo nome, ma è un vero e proprio appassionato divulgatore della corilicoltura made in Liguria, tanto da avere contribuito in modo decisivo al riconoscimento del “Misto Chiavari” come marchio collettivo geografico approvato dalla Camera di Commercio di Genova.
Gli inizi
“Tutto è iniziato nel 2008 – spiega Benvenuto a myfruit.it – quando ho iniziato a coltivare un terreno a San Colombano Certenoli (Genova). Operavo in un contesto in cui l’agricoltura, per la maggior parte, era stata completamente abbandonata, a causa dello spopolamento generalizzato delle campagne di tutta la zona. Volendo però io inseguire altre soddisfazioni dopo gli studi in agraria e lavori come giardiniere sia presso ditte private sia nel settore pubblico, ho appunto cercato di riprendere in mano circa 4-5 ettari che erano stati abbandonati. Al loro interno, ho rinvenuto 8 diverse varietà di nocciola, che oggi prendono il nome collettivo di “Misto Chiavari” e sono state appunto riconosciute dalla Camera di Commercio di Genova come marchio collettivo geografico. La mia esperienza, peraltro, ha fatto da volano anche per altre diverse piccole aziende della zona, che oggi producono anch’esse il Misto Chiavari. Oggi, queste cultivar sono prodotte in Val Fontanabuona, Valle Sturla e Val Graveglia, con sempre più interesse da parte del mercato”.
Perchè il Misto Chiavari è speciale?
Spiegando poi le caratteristiche del Misto Chiavari, Benvenuto continua: “Si tratta appunto di otto varietà differenti rispetto alla Tonda Gentile Trilobata piemontese. La particolarità è il loro bouquet aromatico praticamente unico, tanto che spesso queste nocciole, per essere impiegate in pasticceria, non richiedono nemmeno la tostatura, appunto per preservare al massimo le loro caratteristiche. E’ una perfetta armonia come succede nell’ambito dell’olio extravergine di oliva, che spesso mette insieme diverse varietà. Grazie all’interesse nato attorno al Misto Chiavari, dal 29 ottobre 2020 è nata ufficialmente anche la Comunità Slow Food della Nocciola Misto Chiavari”.
Difese naturali, senza chimica
Benvenuto produce oggi le sue nocciole in modo del tutto naturale. “Mettendo a frutto anche i miei studi in agraria – spiega – sono contrario all’utilizzo della chimica su ciò che poi portiamo in tavola. Adotto quindi sistemi di produzione e difesa in linea con questa filosofia. La concimazione del terreno, ad esempio, la faccio con la cornunghia (derivazione della lavorazione di animali), che ha una buona percentuale di azoto, calcio e carbonio. A questa, aggiungo vecchie pelli di cuoio tostate, il cosiddetto pellettato. Per difendermi dalla cimice ho messo piante aromatiche all’interno del noccioleto e lascio solitamente foglie secche e materiale di potatura, dove spesso questi insetti vanno a svernare. Quindi, incendiando questi cumuli, se ne riesce a eliminare una buona parte. Sempre per gli insetti, inoltre, utilizzo trappole cromotropiche. Per difendermi dai ghiri, molto presenti in zona – prosegue Benvenuto – l’unica soluzione è taglio perimetrale del noccioleto: visto che sono animali che si muovono solo da un albero all’altro, l’importante è non dare loro una base di appoggio. Per istrici, volpi e cinghiali, è invece efficace, se ben mantenuto, il recinto elettrificato. E’ importante, peraltro, andare a umidificare il terreno d’estate in prossimità di questo recinto, per mantenere un buon scaricamento a terra della corrente elettrica”.
Un tuffo nell’Ottocento per la sgusciatura
Parlando poi della sua produzione, Benvenuto spiega: “Produco piccoli quantitativi all’anno, ovvero pochi quintali di nocciole e miele, che spesso vendo già sulla carta prima di avere il raccolto. Per sgusciarle le conferisco a una cooperativa che riesce a fare un ottimo lavoro in questo senso, nonostante si tratti di otto diverse varietà. Viene utilizzata, nello specifico, una macchina sgusciatrice che risale addirittura all’Ottocento. La maggior parte della produzione è destinata alla pasticceria”.