“Nocciola Golosa” è una giovane azienda di Alba (Cuneo) nata cinque anni fa dallo spirito imprenditoriale di Valentina Acquotti, già ingegnere industriale in Fiat, che sulla soglia dei trent’anni ha deciso di cambiare completamente vita, convertendosi appunto alla corilicoltura. Nei suoi 15 ettari di noccioleto le cose stavano andando bene fino a inizio 2020, poi la pandemia ha cambiato tutto e, ora, l’unica speranza di una ripresa è affidata a una pronta riapertura del comparto Horeca, in Italia e all’estero. Myfruit.it ha conosciuto meglio questa realtà.
Ing. Acquotti, può tracciare un bilancio dell’ultima annata?
Essendo la nostra azienda fornitrice soprattutto di pasticcerie e gelaterie, il 2020 è stato decisamente negativo. Siamo riusciti a vendere qualcosa solo tra luglio e settembre, poi con le nuove chiusure siamo tornati praticamente alla situazione della scorsa primavera, dove era tutto fermo. E, devo dirlo, ci sentiamo anche dimenticati.
Dimenticati?
Esattamente. Il settore corilicolo è stato dimenticato dagli aiuti statali. Abbiamo ricevuto ristori solo in aprile, maggio e giugno, poi più nulla, nonostante diverse promesse. A tal proposito, mi aspetterei anche una presa di posizione più decisa da parte di Coldiretti e del Consorzio Nocciola Piemonte Igp; noi le quote annuali di iscrizione a queste associazioni le abbiamo sempre pagate e vorrei che facessero sentire con più forza la loro voce a livello istituzionale.
A livello produttivo come è andata?
Le potenzialità per fare bene ci sarebbero state. Venivamo da una produzione 2019 abbastanza scarsa, che ha quindi prodotto poche giacenze nella primavera scorsa, mentre quella del 2020 è stata buona. Ma, per generare un po’ di liquidità, ci siamo visti costretti a vendere molto prodotto in guscio, che in pratica significa svendere rispetto alla commercializzazione di prodotto semilavorato.
Per questo 2021 c’è speranza di una ripresa?
Le premesse potrebbero esserci, ma bisogna tornare a fare funzionare il comparto ho.re.ca. Poi, dalle nostre parti viviamo anche molto di turismo. Se continua a rimanere fermo pure questo, non si va da nessuna parte. Le nostre nocciole sono del resto molto apprezzate anche sui mercati esteri; in un anno normale, metà della nostra produzione rimane in Italia, il resto viene venduta in Europa e nel mondo.
Nelle vostre referenze avete inserito diverse creme spalmabili. E’ una nuova tendenza?
Lo abbiamo fatto sia per differenziarci sia perché, appunto, sono sempre più apprezzate. Con la Gianduia Dark abbiamo vinto anche un premio a livello europeo. L’ultima che abbiamo introdotto è invece la Crema alla Gianduia Zero, al 62% di contenuto di nocciole e con zero zucchero aggiunto, se non un po’ di stevia. Tra diversi acquirenti anziani, c’è la tendenza a richiedere prodotti di questo tipo, a ridotto contenuto calorico.
Avete sviluppato l’idea dell’e-commerce?
Sì, abbiamo aperto sul nostro sito lo shop on line proprio lo scorso anno. Ma ci auguriamo appunto di potere presto tornare a vendere i nostri prodotti a pasticcerie, gelaterie e ai nostri abituali clienti in Italia e nel mondo.