La produzione di nocciole in Sicilia è stata giudicata “buona” da parte di Coldiretti, nonostante persista l’allarme ghiri. Notizie positive pure per quanto riguarda le mandorle, anch’esse cresciute in termini quantitativi. Rimane tuttavia, su diversi generi ortofrutticoli, il problema dei prezzi, spesso ai limiti della sussistenza per i produttori. Sono questi alcuni dei punti toccati da Coldiretti Sicilia nel tradizionale bilancio dell’annata agricola 2015.
“Su buoni livelli – spiega l’associazione di categoria – è stata l’annata delle nocciole, nonostante la “calamità ghiri”. La produzione raccolta è stata di 119.784 quintali contro i circa 92.000 del 2014. Sempre nel comparto della frutta in guscio, si registra un aumento delle mandorle, con oltre 510.000 quintali. Anche le altre produzioni tipiche siciliane stanno risorgendo. L’anno scorso 303.000 quintali di carrubo sono stati prodotti in oltre 5.000 ettari, dato che dovrebbe essere confermato anche per il 2015; la superficie destinata al melograno è passata dai 5 ettari all’inizio degli Anni 2000 ai circa 40 negli ultimi due anni. Anche per il kiwi si rileva una crescita: dai 46 ettari nel 2014 a 59 nel 2015, con oltre 6.400 quintali”.
Pure per quanto riguarda alcune delle colture più praticate sull’isola arrivano dati positivi in termini di quantità: “Il frumento duro – prosegue Coldiretti – è passato dai circa 7.500 milioni di quintali del 2014 agli 8.306.856 del 2015. In crescita anche la produzione di arance che si attesta sopra i 12 milioni di quintali, anche se bisogna fare i conti con il maltempo e con i danni provocati dalla cenere lavica. Buona quindi l’annata agrumicola in corso, anche se per il tarocco tardivo di pezzatura medio grande si prevede una produzione al di sotto del recente passato, ma che dovrebbe poter quantomeno garantire un maggiore prezzo all’origine. Ottima la produzione di olio e vino, con qualità elevata. E’ aumentato anche il raccolto di fragole in piena aria: da 508 ettari a 532 per un totale, quest’anno, di 69.051 quintali. All’elevata produzione di qualità – chiude Coldiretti – non corrisponde tuttavia un’adeguata remunerazione per le aziende perché i prezzi al produttore continuano a rimanere a bassi livelli, garantendo solo il livello di sussistenza delle aziende agricole”.