La frutta secca sta vivendo negli ultimi anni un momento certamente positivo. In molti settori. «Parlerei di vera e propria rivalutazione» ci conferma Giorgio Agnellini, titolare dell’omonima azienda, nata nel 1947 concentrandosi dapprima nella frutta fresca, ma concentrandosi poi su quella secca a partire dal 1966. «Sono molti i settori nei quali la frutta secca sta conquistando posizioni di primo piano: in quello generale dell’alimentazione al consumo, in quello dolciario, in quello della gastronomia e poi, fondamentale, in quello del benessere». A riprova di ciò, recentemente, l’azienda ha vinto una gara d’appalto per un gruppo ospedaliero, al quale fornirà confezioni di frutta secca sgusciata come alternativa alle classiche merendine che è possibile trovare nelle vending machine. «Ma questa attenzione alle proprietà nutritive della frutta secca non mi stupisce. Pensi alle noci, ricche di omega-3 allo stato naturale o ai datteri, in grado di rigenerare le cellule cerebrali».
Il canale dei bar e, in genere, l’happy hour rappresentano un classico momento di consumo della frutta secca che però, secondo Agnellini, potrebbe essere ancora più importante. «Il limite sono le ciotole nelle quali viene messa la frutta secca. Non sono igieniche e questo, anche a livello inconscio, frena un giusto consumo. Tante analisi di laboratorio hanno dimostrato come, purtroppo, siano ricettacolo di agenti esterni, di tracce di urina per esempio». Che fare? Ci sono alternative? «La nostra linea di prodotti “Gli Sgusciosi”, consente di offrire ai clienti dei bar monodosi da 70 grami, più che sufficienti per soddisfare l’accompagnamento al momento della mescita». Scelta che, per esempio, è piaciuta a molti bar presenti all’interno degli aeroporti che usano questa linea dell’azienda Angellini. «Ma ho fatto fare anche dei prototipi di distributori di frutta secca sotto i quali poter riempire le ciotoline con una dose standard».