“Qualità, filiera controllata, italianità, produzione biologica come alternativa non solo possibile, ma auspicabile rispetto alle coltivazioni convenzionali. E, naturalmente, sostenibilità lungo tutti gli anelli della nostra filiera. Dalla giusta remunerazione dei nostri soci produttori, affinché possano sviluppare la propria attività ricevendo un adeguato compenso per il proprio lavoro, fino ai pack ecosostenibili, monocomponente e plastic free“. Secondo Mauro Laghi, responsabile commerciale, sono questi, in sintesi, i valori dell’ortofrutta per Brio: “Valori che trasmettiamo anche nei prodotti a marchio Alce Nero – aggiunge – brand riconosciuto e apprezzato che commercializziamo sul mercato italiano”.
La comunicazione del valore passa per il pack
“Per Brio – prosegue Laghi – la comunicazione dei valori del prodotto passa, in primis, dal pack grazie al quale comunichiamo al consumatore la qualità dei nostri prodotti e le loro caratteristiche nutrizionali. Inoltre, tramite un QR code che rimanda a contenuti online, la confezione permettere al consumatore di approfondire diversi aspetti della filiera e del nostro impegno”.
I valori trasmessi dai pdv
“La comunicazione nei punti di vendita è una grande sfida – spiega il manager – La possibilità esiste ed alcune catene mostrano in questo senso disponibilità e lungimiranza. Ma occorrerebbero più spazi, difficili da trovare nel reparto ortofrutta, nonché la disponibilità a posizionare corner informativi e, pandemia permettendo, personale che veicoli materiale informativo, proponga tasting dei prodotti e così via”.
Un interesse comune
Secondo Laghi qualcosa sta cambiando: “Oggi alcune insegne puntano, almeno in parte, sulla comunicazione in-store, offrendo informazioni circa le diverse referenze, sulla stagionalità di frutta e verdura, sulle proprietà nutrizionali. E’ un inizio, ma ritengo che si possa fare di più, per esempio informare in modo più organico e strutturato. Per quanto ci riguarda, Brio è sempre disponibile a confrontarsi e a lavorare insieme alla Gdo, del resto la comunicazione è un interesse comune del brand e dell’insegna. Se riuscissimo a trasferire al consumatore i valori dell’ortofrutta, di certo si allargherebbe la platea degli interessati e, al tempo stesso, crescerebbe la frequenza di consumo”.
Il consumatore percepisce il valore di frutta e verdura
Senza dubbio la pandemia ha acceso i riflettori sul tema della salubrità dei prodotti: “Healthy food, contenuti nutrizionali dei prodotti e proprietà nutraceutiche sono diventati temi di grandissimo impatto – argomenta Laghi – L’ortofrutta rientra a pieno titolo nel paniere dei prodotti che sono considerati sani e salubri dal consumatore e le referenze biologiche, nella cui coltivazione non vengono usati pesticidi o sostanze chimiche, acuiscono questa percezione”.
Che cosa chiede la Gdo ai produttori?
Quanto alle richieste della Gdo, Laghi chiarisce: “Le insegne ci chiedono prodotti di qualità, rigorosamente controllati, meglio se italiani e prodotti da filiera certificata. Sono sempre più importanti anche le certificazioni, sia di prodotto, sia relative all’eticità della filiera, anche in termini di qualità e sicurezza delle condizioni lavorative di tutti gli operatori, dal campo allo scaffale. Ultima, ma non per importanza, l’attenzione alla sostenibilità. Soprattutto all’estero, ma sempre di più anche nel nostro Paese, la richiesta di pack green e amici dell’ambiente è ormai inarrestabile. E i nostri pack monocomponente vanno esattamente in questa direzione”.
“La sostenibilità – conclude – è ormai entrata nell’agenda dei marchi della distribuzione e in quella dei consumatori. In questo contesto il tema ambientale è ancora preponderante, ma si sta diffondendo la percezione che si tratti di un tavolo a tre gambe, per cui si parla di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Puntare su una filiera etica, che tuteli i produttori con una remunerazione certa e adeguata, che garantisca ai lavoratori lungo tutti gli anelli di lavorare in sicurezza e una giusta remunerazione, che abbia un impatto positivo sulle comunità locali fa parte del nostro dna e rappresenta sicuramente un plus che il consumatore ci riconosce e dimostra di apprezzare”.