Il limone di Rocca Imperiale deve le sue qualità al territorio di orgine: la protezione delle colline a nord-ovest, l’azione mitigatrice del mare a sud-est favoriscono un particolare microclima difficilmente riproducibile in altre zone. E proprio il territorio, la tracciabilità e la distintività del frutto costituiscono i valori attorno ai quali ruota la comunicazione del prodotto al consumatore.
Limorè è il giovane brand creato solo tre anni fa dalla Cooperativa di produttori di Limoni di Rocca Imperiale Igp per aggregare la produzione del comune calabrese, in provincia di Cosenza, e fare conoscere il marchio Igp, “l’unico monocomunale, dopo il prosciutto San Daniele”, spiega a myfruit.it il presidente Pietro Buongiorno.
“Oggi siamo 15 produttori, con una età media di 45 anni, il 70% dei quali è costituito da donne, un valore aggiunto – continua Buongiorno – Siamo partiti in piena pandemia, ma siamo soddisfatti perché chi ha l’opportunità di conoscere il vero limone di Rocca Imperiale torna a comprarlo”.
Segni particolari: buonissimo
“Piace e non delude perché è un prodotto valido, con una resa in succo superiore al 40%; la sostanza aromatica al 78% di limonene, ricco in oli essenziali. Tutte caratteristiche tipiche della cultivar/ecotipo di Rocca Imperiale, la Femminello, che fiorisce quattro volte l’anno – aggiunge il presidente – Non solo, la buccia è edibile, perché non subisce alcun trattamento in post raccolta”. Intanto, i produttori stanno riconvertendosi alla coltivazione biologica: ancora un paio d’anni e si arriverà alla certificazione bio.
Il frutto viene raccolto rigorosamente a mano, nelle ore in cui i frutti si liberano dalla rugiada notturna. “Sono questi gli aspetti che vogliamo fare arrivare ai consumatori – prosegue Buongiorno – C’è lo storytelling, c’è l’origine e c’è il legame con il territorio. E poi la tracciabilità. Grazie al Qr-code, i frutti sono tracciati per giorno, lotto, appezzamento e azienda di produzione”.
In reparto si può fare di più
In reparto si potrebbe fare di più, ma in piena emergenza Covid era impossibile organizzare assaggi o iniziative in store. “Ci siamo limitati ad esporre qualche materiale informativo e la cartellonistica che abbiamo potuto realizzare tramite i Piani operativi con Unaproa – ricorda Pietro Buongiorno – In questo modo abbiamo potuto spiegare le caratteristiche e le proprietà del limone di Rocca Imperiale. Per la nuova campagna stiamo anche pensando a delle piccole brochure da inserire dentro le confezioni”.
Packaging sostenibile
La sostenibilità è un altro aspetto che il brand Limorè non intende trascurare ma, anzi, valorizzare agli occhi del consumatore. “Sia le confezioni da 5 e 7 chili, sia il retinato da 500 e 850 grammi, sia i pack da due e quattro frutti in cartoncino sono tutti biodegradabili”, sottolinea Buongiorno, che continua: “Per ora il confezionamento avviene in Piemonte, alla Op Joinfruit, alla quale siamo associati, ma speriamo in due o tre anni di completare la realizzazione di un centro di lavorazione adeguato qui in Calabria”.
La campagna del limone di Rocca Imperiale inizia ai primi dicembre e termina verso fine maggio/metà giugno. “Quest’anno siamo partiti con due settimane di anticipo e fino a gennaio è andato tutto molto bene, poi con il ritorno del Covid abbiamo registrato una leggera contrazione delle vendite. Ora siamo nel clou della campagna e da una decina di giorni i consumi stanno riprendendo quota. La distribuzione moderna – conclude Pietro Buongiorno – sta apprezzando i nostri limoni, che al 50% esportiamo, soprattutto nell’Ue, in Svizzera, Germania, Francia, Polonia, Austria e Regno Unito. L’anno scorso siamo arrivati negli Emirati, quest’anno stiamo temporeggiando visto l’aumento esponenziale dei costi, ma il nostro obiettivo è raddoppiare i volumi, arrivando a 50mila quintali, grazie anche all’ampliamento della base sociale”.