L’arancia marocchina batte quella italiana 11 a 1, risultato che si ripete per ogni ora di lavoro sui campi. Il differenziale di competitività del costo di lavoro orario tra le due nazioni parla di una retribuzione di 11 euro per i salariati italiani contro 1 euro corrisposto nel paese nordafricano. Sono medie statistiche, perché il divario è ben più ampio come spiega Ersilia Di Tullio, Senior project manager Nomisma: “Il 70% della manodopera che lavora in agricoltura in realtà percepisce un salario medio inferiore a 1 euro l’ora”. La distanza c’è tutta, seppure anche in Italia gli 11 euro non sono corrisposti a tutti colo che lavorano in questo settore.
I prezzi di mercato non coprono quelli di produzione
Il dato della ricercatrice si legge nello studio, realizzato da Italia Ortofrutta e Nomisma, dal titolo: “Ortofrutta in Italia: profilo di un settore labour intensive“, presentato a Bologna, negli spazi di Fico venerdì 31 maggio durante il convegno promosso con la Fondazione del parco agroalimentare di Bologna: “Ortofrutta: il fattore lavoro come elemento di competitività del settore. Prezzo etico per l’agricoltore, valore etico per il consumatore“. Nel capoluogo emiliano l’organizzazione ha spento le 50 candeline fotografando lo stato dell’arte del settore. I numeri permettono di trarre una conclusione amara: «I prezzi di mercato non coprono i nostri costi di produzione – ha detto nel suo intervento il direttore di Italia Ortofrutta Vincenzo Falconi –. L’apprezzamento commerciale che ottengono le nostre produzioni al netto dei costi non solo non è in grado di remunerare il costo del lavoro, ma ostacola gli investimenti in ricerca, sviluppo ed innovazioni alla base della competitività futura».
L’ortofrutta crea quasi 14 miliardi di euro di valore
Le entrate fanno fatica a coprire le spese delle buste paghe. Un fattore che pesa nell’ortofrutta più che in altri comparti agricoli. Un filo facile da spezzarsi per queste aziende che riescono, nonostante le difficoltà, ad assicurare 13,5 miliardi di euro di valore della produzione, dati del 2018, in circa 900mila ettari di superficie occupati da 346mila imprese. L’ortofrutta è una potenza: contribuisce alla creazione di un quarto del valore dell’agricoltura italiana. Questi numeri si traducono in un forte posizionamento in Europa dove l’Italia genera il 15% del totale del valore della produzione ortofrutticola. Ci batte solo la Spagna (21%) che avanza veloce e vorace.
Il focus dell’incontro bolognese è stato, quindi, il fattore lavoro che nel settore ortofrutticolo ha dimensioni e impatto maggiore sui conti aziendali e pure nazionali. La domanda di lavoro superiore rispetto alle altre produzioni agricole si traduce in questa percentuale: il 43% dei rapporti di lavoro attivati in agricoltura nel 2017 fa riferimento alle colture ortofrutticole.
Occupati: 1 milione e 97mila salariati
Un settore labour intensive e quindi positivo per lo scenario economico italiano: coltivare frutta e verdura crea lavoro prezioso per la comunità nazionale. I numeri sono chiari: “garantisce occupazione annualmente a un milione e 97mila dipendenti in Italia, la stragrande maggioranza operai agricoli (1.060.000) e gli altri impiegati, quadri e dirigenti. Sono ben 110,7 milioni le giornate lavorative di mano d’opera annualmente a carico dei produttori di ortofrutta e il totale degli operai agricoli rappresenta il 12% degli operai italiani (8,5 milioni)”.
Il dumping con i competitor
Il problema è il dumping socio-economico generato dai competitor in grande ascesa: dalla Spagna al Marocco. A Italia Ortofrutta guardano con attenzione questi dati: il direttore Vincenzo Falconi ha infatti ricordato il lavoro sul tema di Agribologna (vedi qui), che influenzano i bilanci delle 132 Organizzazioni di Produttori sul territorio nazionale, ed in particolare dei loro soci che rappresentano il 20% della produzione ortofrutticola italiana e del 40% della produzione ortofrutticola organizzata.
Il sottosegretario Pesce: semplificare la burocrazia
Molto atteso l’intervento di Alessandra Pesce, sottosegretario del Ministero delle politiche agricole che ha sottolineato la necessità di semplificare alcuni adempimenti: “Sappiamo che molti lavoratori operano in diverse aziende in un periodo ristretto e che per ogni lavoro devono fare una visita. Non è possibile, ma siamo nel campo della regolamentazione e sono fiduciosa sulla risoluzione del problema”. E soprattutto: “Dobbiamo garantire l’equo salario al lavoratore e il giusto guadagno all’imprenditore agricolo”.