Si è concluso ieri Cibus Connecting Italy, la due giorni dell’agroalimentare italiano, con dati assai positivi su espositori e visitatori, a testimonianza della vitalità e della creatività di un comparto che ha superato, indenne, il periodo della pandemia e sta delineando le migliori strategie per affrontare le problematiche scaturite dall’inflazione.
Oltre 20mila operatori hanno visitato gli stand delle aziende alimentari italiane. Tra questi 1.500 top buyer esteri, di cui 250 portati a Parma dal programma di incoming di Agenzia Ice. Un alto volume di affari ha pienamente soddisfatto le aziende espositrici. Il successo di questa edizione di Cibus Connecting Italy è stato favorito anche dal nuovo contesto fieristico definito dall’accordo tra Cibus e Tuttofood, sottoscritto da Fiere di Parma e Fiera Milano.
L’energia del made in Italy è confermata
“Un risultato straordinario che conferma l’energia e la vitalità dell’agroalimentare italiano; anche in periodo di drammatica volatilità le nostre imprese si mostrano creative e attrattive lanciando sul mercato prodotti sempre più contemporanei – ha commentato Antonio Cellie, Ceo di Fiere di Parma – Sono stati due giorni particolarmente intensi dove gli operatori internazionali hanno potuto toccare con mano le novità del del food&beverage dedicati ai diversi canali – dalla Gdo al food service – e nelle varie categorie – dai prodotti del territorio agli integratori. Una edizione di Cibus multicanale e plurisettore che proietta Fiere di Parma verso il nuovo ciclo che la vedrà impegnata, dal prossimo maggio, anche nell’organizzazione di TuttoFood”.
L’ortofrutta protagonista
Tra le novità di questa edizione di Cibus l’area dedicata all’ortofrutta fresca e alle aziende produttrici, con l’obiettivo di mettere a confronto la filiera del fresco con i mercati nazionali e internazionali.
Sui consumi di frutta e verdura in Italia si è parlato al convegno Nudging for conscious shopping: nuove strade di sperimentazione a sostegno dei consumi di frutta e verdura”. A fronte di un aumento dei prezzi del 15% si registra un calo dei consumi di ortofrutta a volume di circa il 7 per cento. A soffrirne maggiormente sono i ceti medio bassi, dalla cui difesa dipendono gli equilibri economici del Paese. Partendo da questa evidenza, Davide Pellegrini e Silvia Bellini, docenti di marketing del dipartimento di Scienze economiche e aziendali dell’Università di Parma, hanno offerto una nuova chiave di lettura di taglio operativo, che individua nella Gdo l’attore chiave per promuovere in maniera concreta i consumi di ortofrutta, a beneficio di una sana alimentazione.
Il focus ssull’ortofrutta a denominazione
Al convegno Dop e Igp: opportunità vincente per l’ortofrutta, organizzato da myfruit.it, è emerso come le Dop e Igp ortofrutticole siano cercate e riconosciute come veri e propri marchi di qualità e lo strumento delle indicazioni geografiche è assai utile per valorizzare le produzioni e sostenerne i consumi.
Nell’area Fruit&Vegetables si è anche evidenziato che il consumo ottimale di frutta e verdura raccomandato dal ministero della Salute, in aderenza alle linee guida dell’Oms per ridurre la mortalità causata da malattie croniche, è di cinque porzioni giornaliere.
L‘ortofrutticoltura è messa a dura prova anche dai cambiamenti climatici, come riferito nel corso del convegno L’impatto dei cambiamenti climatici sulle colture ortofrutticole. Soprattutto i lunghi periodi di siccità, i repentini sbalzi di temperatura e le crescenti escursioni termiche diurne impongono l’adeguamento delle tecniche colturali e dei tempi di coltivazione, ma anche la ricerca di varietà adatte al clima che cambia.
Cibus, come da tradizione, ha dato ampio spazio alle startup, con un’area dedicata e workshop tematici. Altri temi chiave di questa edizione sono stati la sostenibilità, la nutraceutica, il fuori casa, il sostegno alle imprese alimentari italiane.
Fonte: Cibus