Con un appello al nuovo ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli, perché attenzioni la filiera agrumicola italiana e le sue eccellenze, Federica Argentati, presidente del Distretto agrumi di Sicilia, è intervenuta stamani su Sportello Italia, programma di Rai radio uno
“L’Italia – ha detto la Argentati – ha bisogno urgente del catasto agrumicolo nazionale: senza questo strumento e del relativo Piano non possiamo programmare la commercializzazione, soprattutto sui mercati esteri, delle nostre eccellenze: a cominciare dalle Dop e Igp di Sicilia, Campania, Calabria e Puglia”.
Il panorama agrumicolo siciliano
Nel corso dell’intervista, la Argentati, da dieci anni alla guida del Distretto agrumi di Sicilia, macrosistema che riunisce l’intera filiera della maggiore regione agrumetata d’Italia (60% della produzione italiana), partendo dall’esperienza positiva della Sicilia, che è riuscita ad aggregare l’intera filiera, ha posto l’accento sull’importanza di valorizzare sui mercati italiani ed esteri le produzioni Dop, Igp e bio degli agrumi italiani, colture diffuse nel sud Italia.
“Serve programmazione – ha spiegato la Argentati ai microfoni di Rai radio uno – per lavorare come sistema Italia e diventare competitivi all’estero. Dobbiamo conoscere cosa e quanto abbiamo. In Sicilia, ad esempio, territorio che per forza di cose conosco meglio, il catasto agrumicolo andrebbe rinnovato perché negli ultimi dieci anni ci sono stati molti cambiamenti: da un lato l’abbandono per mancato reddito o per danni legati al virus tristeza; dall’altro molti reimpianti grazie alle misure per contrastare il parassita. Per questo mi appello al ministro Patuanelli perché presti attenzione all’agrumicoltura, comparto che solo in Sicilia impiega circa 32mila lavoratori e che, con le sue produzioni Dop, Igp e bio rappresenta una delle eccellenze della biodiversità in Italia la cui tracciabilità di filiera è garanzia di qualità e genuinità per il consumatore e premia l’impegno etico dei produttori i quali, per ottenere il bollino dei consorzi di tutela, devono superare rigorosi sistemi di controllo”.