Si contano i danni dopo uno dei mesi, quello di maggio, più disastrosi che l’agricoltura ricordi, in particolare in una delle regioni più importanti per l’agricoltura italiana, ortofrutta in primis, come l’Emilia-Romagna.
“Siamo molto preoccupati per la tenuta delle aziende agricole duramente colpite dal maltempo di maggio con la neve di inizio mese, le continue bombe d’acqua e le inondazioni dovute allo straripamento dei fiumi. Nessuna coltura è stata risparmiata, intere aziende sono finite ko” afferma Carlo Piccinini, presidente di Confcooperative Fedagripesca Emilia Romagna.
Ammonterebbero, infatti, a 10 milioni di euro i danni con 100 aziende coinvolte, ma il numero è destinato a salire. “Per questo chiediamo alla Regione Emilia-Romagna di attivare quanto prima la richiesta al Governo per il riconoscimento dello stato di calamità naturale per consentire agli agricoltori di ottenere i giusti risarcimenti per i danni provocati dagli eventi atmosferici di maggio. Inoltre, chiediamo al Governo che autorizzi lo stato di emergenza nazionale già richiesto il 14 maggio scorso dalla Regione, da estendere anche alla seconda parte del mese”.
Dello stesso avviso anche Cia Agricoltori Italiani dell’Emilia Romagna: “In una situazione climatica senza precedenti le imprese agricole sono impotenti: per questo chiediamo lo stato di calamità nazionale” afferma il presidente Cristiano Fini. “Sono ormai compromessi i raccolti della maggior parte delle ciliegie e ci sono forti preoccupazioni anche per le albicocche, nonché complicazioni nella fienagione: sono i primi preoccupanti segnali di un’annata agraria estremamente difficoltosa”.
La colture coinvolte, soprattutto ortofrutticole, sono molte secondo le due organizzazioni. “gli allagamenti dei campi hanno ritardato la raccolta del pisello e del mais negli areali piacentino, parmense e ferrarese, mentre per quanto riguarda il pomodoro da industria concentrato soprattutto nelle province di Piacenza, Parma, Modena, Ferrara e Ravenna, le frequenti bombe d’acqua hanno interrotto le fasi di trapianto delle piante (arrivate circa al 50%), mettendo così in discussione i programmi, con il rischio che non vengano più rispettati, e compromettendo la redditività delle aziende agricole specializzate nel pomodoro che speravano quest’anno di rifarsi dopo la difficile campagna del 2018″ afferma Confcooperative. “Gravi danni anche alla frutticoltura, con la pressoché completa distruzione delle raccolte precoci di ciliegie (soprattutto nella zona di Modena) e albicocche, presenti perlopiù in Romagna, mentre si sono intensificati i casi di caduta precoce delle pere, a partire dalla zona di Ferrara. Problemi anche alle fragole del comprensorio di Cesena. Si registrano poi, a causa delle intense piogge, casi di patologie fungine che richiederanno un aumento dei costi di produzione per essere contenute. Inoltre, i campi di pesche e nettarine invasi dallo straripamento dei fiumi Montone nel Forlivese e Savio nel Cesenate rischiano di perdere parte dei raccolti”.