La geografia delle nocciole potrebbe presto aggiungere un nuovo importante Paese tra i grandi produttori. Dopo Turchia, Italia, Oregon e Azerbaijan, è l’Australia a riscuotere un particolare interesse tra i principali player del settore. E non si tratta di una scelta casuale. A indicare appunto la soluzione “downunder” è lo studio “Climate change impacts on phenology and yield hazelnuts in Australia”, che ha coinvolto ricercatori della fondazione Cmcc (centro euro mediterraneo sui cambiamenti climatici), con il contributo della Hazelnut company division della Ferrero.
Sostanzialmente, analizzando gli effetti dei cambiamenti climatici sulla coltivazione di noccioli in Australia nei prossimi decenni, la ricerca ha previsto un aumento della resa nelle aree a ridosso delle coste sud-orientali australiane. Si tratta peraltro di previsioni molto importanti per chi deve pianificare investimenti, dal momento che occorrono circa 10 anni prima che una pianta di nocciolo entri in piena produzione.
Lo studio in questione prevede per il ventennio 2020/39, nella fascia costiera sud-orientale dell’Australia e come effetto dei cambiamenti climatici, un aumento della resa nella coltivazione delle nocciole compreso tra il 18 e il 52%.
Stefano Materia e Antonio Trabucco, i ricercatori Cmcc che hanno contribuito alla ricerca, precisano comunque: “Sono necessarie ulteriori prove sul campo per convalidare ulteriormente questi risultati. Inoltre, dovrebbero essere prese in considerazione molte altre componenti sociopolitiche per ottimizzare le decisioni sul dove iniziare la coltivazione delle nocciole. Ad esempio, nell’area considerata dallo studio, la risorsa idrica è soggetta a normative che ne limitano l’uso agricolo, e i risultati potrebbero essere diversi se, oltre agli effetti dei cambiamenti climatici, si considerasse anche l’implementazione di sistemi di irrigazione a supporto dell’aumento delle rese”.